Per scrivere bene bisogna saper leggere. Sembra un controsenso. Per qualcuno, specie se giovane, suona come una condanna: "Oddio, un libro!".
Eppure non c'è modo migliore per acquisire vocabolario, imparare stili e modi espressivi, uso di parole e verbi, che leggere. Per certi versi molto meglio della grammatica!
Leggere per molti significa soffrire, per altri annoiarsi, per altri ancora subire una punizione.
Colpa della scuola? Forse. Colpa della televisione? Può darsi.
Fatto sta che nell'era del digitale, in cui le parole viaggiano nell'iperspazio in tempo reale, a mancare spesso sono proprio loro. Posso parlare con il mondo, ma per dire cosa?
Mi sento "antica" quando parlo di queste cose, come se i libri appartenessero ad un'altra era geologica, a un altro mondo, anzi a un'altra galassia.
Per me che ho sempre letto, e continuo a leggere, con gioia un libro è un'oasi di felicità, un altro mondo dentro cui immergermi, un paesaggio da scoprire e una storia da attraversare.
Altro che vacanza! Molto meglio e molto di più.
Perché i libri hanno un dono magico: possono portarti, oltre che in un altro luogo, anche in un altro tempo e, per questo, possono essere "moltiplicatori di vita", concentrati di umanità, condensati di esperienze, di passati e di futuri.
E sono meravigliosi antidoti alla noia, all'ansia, al male di vivere che ogni tanto ci sorprende e cerca di tirarci indietro.
Tra gli autori che su di me hanno e continuano ad avere molti buoni effetti segnalo Daniel Pennac, tanto per cominciare... e per proseguire.. e per finire.. e per ricominciare!
lunedì 5 maggio 2008
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