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mercoledì 22 ottobre 2008

Datemi una virgola e cambierò il mondo!

Bellissimo questo video sull'importanza delle virgole.

Aiuta a capire quanto un segno così piccolo, quasi una macchiolina tra le parole, ne può cambiare di molto il significato.

mercoledì 16 luglio 2008

Esercizio di scrittura - Revisione 2

Un altro testo della cartella stampa di Valentina.
E' una scheda istituzionale inserita nel materiale per i giornalisti.
Anche su questo testo c'era un po' da lavorare.
Ho scelto di non riscrivere, soprattutto perché so che in ambito professionale questo spesso non è consentito. Il che ci complica non poco la vita.
In ogni caso qualche intervento per migliorare la leggibilità e la comprensibilità si poteva comunque fare. L'impaginazione in questo post potrebbe non risultare perfetta.
Nel mio file word gli elenchi puntati sono perfettamente allineati!

Testo originale 282 parole
Il letto in osso di lamine a foglia d’oro è il reperto più prezioso e significativo restituito dallo scavo della necropoli occidentale di Aquinum (a Castrocielo, nel Lazio in provincia di Frosinone), luogo di sepoltura della città italica foederata di Roma, poi del florido e popoloso municipium, infine della colonia triumvirale.
La necropoli occidentale di Aquinum, sorta all’esterno della porta verso Roma della colonia e in prossimità della via Latina, è stata indagata nei primi mesi dell’anno 2005 nell’ambito dello scavo archeologico condotto come archeologia preventiva nell’area di servizio Casilina Est dell’Autostrada A1 Roma-Napoli, progettato e diretto dalla Soprintendenza e finanziato da Autostrade per l’Italia S.p.A.
Il restauro, lo studio e la ricomposizione del letto funerario, l’esame delle tecniche di lavorazione, il restauro e lo studio dei corredi delle tombe, le analisi antropologiche, l’informatizzazione dei dati sulla necropoli per una gestione strutturata e una immediata consultazione, i filmati che consentono una facile e accattivante fruizione “virtuale” del sito archeologico, sono stati possibili grazie al sostegno di XXX, società per lo sviluppo dell’Arte, della cultura e dello spettacolo S.p.A., costituita ai sensi della legge 16 ottobre 2003 n. 291, che ha quindi consentito il raggiungimento sia dell’obiettivo scientifico della conoscenza a tutto campo della popolazione del centro italico di Aquinum in un arco cronologico compreso tra le guerre annibaliche e la eduzione della colonia triumvirale, sia quello della positiva interrelazione tra beni culturali e infrastrutture strategiche.
Il coinvolgimento della società XXX sottolinea l’importanza dell’intervento in quanto avvio di un più vasto progetto condiviso da Soprintendenza e Autostrade per l’Italia in attuazione del protocollo d’intesa per l’ampliamento dell’area di servizio e la valorizzazione del limitrofo anfiteatro di Aquinum, ricadente nella fascia di competenza autostradale.


1° intervento: semplificazione dei periodi oscuri

Il letto in osso di lamine a foglia d’oro è il reperto più prezioso e significativo restituito dallo scavo della necropoli occidentale di Aquinum (a Castrocielo, nel Lazio in provincia di Frosinone), luogo di sepoltura della città italica foederata di Roma, poi del florido e popoloso municipium, infine della colonia triumvirale.
La necropoli occidentale di Aquinum, sorta all’esterno della porta verso Roma della colonia e in prossimità della via Latina, è stata indagata nei primi mesi dell’anno 2005 nell’ambito dello scavo archeologico condotto come archeologia preventiva nell’area di servizio Casilina Est dell’Autostrada A1 Roma-Napoli, progettato e diretto dalla Soprintendenza e finanziato da Autostrade per l’Italia S.p.A.

* Il restauro,
* lo studio e la ricomposizione del letto funerario,
* l’esame delle tecniche di lavorazione, il restauro e lo studio dei corredi delle tombe,
* le analisi antropologiche,
* l’informatizzazione dei dati sulla necropoli per una gestione strutturata e una immediata consultazione,
* i filmati che consentono una facile e accattivante fruizione “virtuale” del sito archeologico,

sono stati possibili grazie al sostegno di XXX, società per lo sviluppo dell’Arte, della cultura e dello spettacolo S.p.A., costituita ai sensi della legge 16 ottobre 2003 n. 291, che ha quindi consentito di raggiungere:
l’obiettivo scientifico della conoscenza a tutto campo della popolazione del centro italico di Aquinum in un arco cronologico compreso tra le guerre annibaliche e la deduzione della colonia triumvirale,
la verifica della positiva interrelazione tra beni culturali e infrastrutture strategiche.

Il coinvolgimento della società XXX sottolinea l’importanza dell’intervento in quanto avvio di un più vasto progetto condiviso da Soprintendenza e Autostrade per l’Italia in attuazione del protocollo d’intesa per l’ampliamento dell’area di servizio e la valorizzazione del limitrofo anfiteatro di Aquinum, ricadente nella fascia di competenza autostradale.


2° intervento: eliminazione delle ridondanze e ridistribuzione dei concetti in sequenza logica – 241 parole

Il letto in osso di lamine a foglia d’oro è il reperto più prezioso e significativo dello scavo della necropoli occidentale di Aquinum (a Castrocielo, in provincia di Frosinone), luogo di sepoltura della città italica foederata di Roma, poi del florido e popoloso municipium, infine della colonia triumvirale.
La necropoli occidentale di Aquinum, all’esterno della porta verso Roma in prossimità della via Latina, è stata indagata nel 2005 con lo scavo di archeologia preventiva nell’area di servizio Casilina Est dell’Autostrada A1 Roma-Napoli, progettato e diretto dalla Soprintendenza e finanziato da Autostrade per l’Italia S.p.A.

XXX (società per lo sviluppo dell’Arte, della cultura e dello spettacolo S.p.A) ha sostenuto l’iniziativa curando:
* il restauro;
* lo studio e la ricomposizione del letto funerario;
* l’esame delle tecniche di lavorazione, il restauro e lo studio dei corredi delle tombe;
* le analisi antropologiche;
* l’informatizzazione dei dati per una gestione strutturata e una immediata consultazione;
* i filmati che consentono una facile fruizione “virtuale” del sito archeologico.

Ciò ha consentito di raggiungere:
1. l’obiettivo scientifico di conoscere la popolazione del centro italico di Aquinum tra le guerre annibaliche e la deduzione della colonia triumvirale;
2. la verifica della positiva interrelazione tra beni culturali e infrastrutture strategiche.

Il coinvolgimento della società XXX sottolinea l’importanza dell’intervento nell’ambito del più vasto progetto, condiviso da Soprintendenza e Autostrade per l’Italia, in attuazione del protocollo d’intesa per ampliare l’area di servizio e valorizzare il limitrofo anfiteatro di Aquinum.

venerdì 11 luglio 2008

Parole come immagini


Bellissima questa presentazione sul valore dei testi.
In un'epoca di effetti speciali e di immagini spettacolari, il contenuto sembra perdere significato se non è adeguatamente confezionato.
Ecco un bell'esempio di come il contenuto può diventare immagine e trasmettere tutto il suo significato. Senza bisogno di nient'altro.

martedì 8 luglio 2008

Esercizio di scrittura - Revisione

L'altro ieri Valentina, una delle mie allieve, mi ha sottoposto una cartella stampa da cui ha tratto informazioni per scrivere un articolo di 1.200 battute.
Non volendo mi ha fornito una serie di spunti per questo blog, e di questo la ringrazio.
Mettendomi nei suoi panni e avendo visto quello che lei ha sottolineato, reputandolo utile per il fine che aveva, non ho potuto fare a meno di trasalire di fronte a testi così poco fluidi e, quindi, inefficaci.

Di seguito uno dei testi inseriti nella cartella stampa, tratto dal catalogo di una mostra. Ci ho lavorato un po', tanto per vedere l'effetto "prima e dopo la cura".

Testo originale: 259 parole
L’occasione di questo evento mi offre il destro per fare alcune brevi considerazioni che riguardano non solo il tema della mostra, ma anche le finalità stesse di una simile manifestazione e il concetto di valorizzazione e fruizione. Il riconoscimento dell’archeologia come disciplina utile alla collettività – al di là della rilevanza che in linea di principio a essa è data dalla Costituzione ma che poi si è smentita nella prassi dalla quota di bilancio nazionale assegnata a essa come alle altre componenti del patrimonio storico-artistico – è molto legata per noi “specialisti” alla possibilità di comunicare al pubblico il significato del nostro lavoro, l’importanza della ricerca e, soprattutto, della tutela del patrimonio culturale, dalla nostra capacità di divulgazione, ossia di comunicare attraverso le testimonianze del nostro passato, nel modo più vicino al linguaggio del nostro tempo, i diversi aspetti della vita quotidiana delle popolazioni che ci hanno preceduto sul territorio italiano.
Oltre al linguaggio, diviene quindi fondamentale la scelta del tema di una mostra: è necessario infatti che esso possa prevedere i diversi livelli di lettura, che vanno dal semplice apprezzamento del manufatto in quanto opera d’arte all’esame degli aspetti legati alla vita quotidiana, al culto, alla spiritualità, ai legami commerciali e culturali con altre popolazioni, alle vicende storiche legate al periodo rappresentato. Solo in questo modo sarà possibile far sentire l’oggetto antico portatore non solo di una bellezza o di una storia lontana, ma di dinamiche di relazioni articolate e complesse, non diversamente dagli oggetti che ci circondano, e coinvolgere così tutte le variegate tipologie di fruitori, peraltro sempre più esigenti.

1° intervento: asciugare il linguaggio, semplificare i periodi complessi, eliminare le ridondanze.

1° revisione 203 parole
Questo evento mi dà l’occasione per fare alcune considerazioni sul tema e le finalità della mostra e sui concetti di valorizzazione e fruizione.
Il riconoscimento dell’archeologia come disciplina utile alla collettività – in linea di principio data dalla Costituzione ma smentita nella prassi dalla quota di bilancio nazionale assegnata a essa e alle altre componenti del patrimonio storico-artistico – è legata per noi “specialisti” alla possibilità di comunicare al pubblico il significato del nostro lavoro, l’importanza della ricerca e, soprattutto, della tutela del patrimonio culturale. Ciò dipende dalla nostra capacità di comunicare, nel linguaggio del nostro tempo, che le testimonianze del passato illustrano i diversi aspetti della vita quotidiana delle popolazioni che ci hanno preceduto sul territorio italiano.
La scelta del tema di una mostra deve contenere diversi livelli di lettura, dal semplice apprezzamento del manufatto come opera d’arte all’esame degli aspetti legati alla vita quotidiana, al culto, alla spiritualità, ai legami commerciali e culturali con altre popolazioni, alle vicende storiche legate al periodo rappresentato. In questo modo sarà possibile far sentire l’oggetto antico portatore di una bellezza e una storia lontana ma anche di relazioni articolate e complesse, come gli oggetti che ci circondano, e coinvolgere così diversi tipi di fruitori, peraltro sempre più esigenti.


2° intervento di revisione: eliminare i periodi che non aggiungono significato, riformulare/riscrivere i passaggi farraginosi, eliminare altre ridondanze.

2° revisione 155 parole
Questo evento mi dà l’occasione per fare alcune considerazioni sul tema e le finalità della mostra e sui concetti di valorizzazione e fruizione.
Il riconoscimento dell’archeologia come disciplina utile alla collettività per noi “specialisti” vuol dire poter comunicare al pubblico il significato del nostro lavoro, l’importanza della ricerca e della tutela del patrimonio culturale. A noi spetta il compito di illustrare la vita quotidiana delle popolazioni che ci hanno preceduto attraverso le testimonianze del passato proposte nel linguaggio del nostro tempo.
Il tema di una mostra deve contenere diversi livelli di lettura, dall’apprezzamento del manufatto come opera d’arte all’esame degli aspetti legati alla vita quotidiana, al culto, alla spiritualità, ai legami commerciali e culturali con altre popolazioni, alle vicende storiche del periodo. In questo modo l’oggetto antico non sarà portatore solo di una bellezza e una storia lontana ma anche di relazioni articolate e complesse, coinvolgendo così diversi tipi di fruitori, peraltro sempre più esigenti.

mercoledì 2 luglio 2008

Sei cappelli per scrivere


Sono più di vent'anni che Edward de Bono ha inventato la tecnica dei "Sei cappelli". Lui l'ha messa a punto per sviluppare il pensiero creativo e l'ha chiamata "pensiero laterale".
A ben guardare il pensiero laterale non è altro che la capacità di avere il maggior numero possibile di punti di vista su qualcosa per riuscire a guardarla a 360°.
Personalmente ho scoperto di essere, secondo la classificazione di de Bono, una "primaria pura", cioè una di quelle persone che segue il pensiero razionale per un po', poi se ne va per la tangente e arriva al risultato in un modo che agli altri sembra intuitivo o magico. Infatti alcuni dei miei amici più cari mi chiamano "strega"(nel qual caso piuttosto che di cappelli sarebbe più esatto parlare di "turbante").
E allora tanto vale confermare la fama e andarmene per la tangente anche stavolta!
Di seguito un po' di idee e di riflessioni (o intuizioni?) su come i sei cappelli possono essere utilizzati anche per il processo di scrittura.

Il cappello bianco
Un foglio di carta completamente bianco, cioè vuoto. E quindi neutro.
Il terrore di chiunque scriva. Aspetta di essere riempito.
Il cappello bianco ha a che fare con la raccolta di dati e informazioni.
Quali abbiamo?
Quali mancano?
Quali ci servirebbero?
Dove andarle a cercare?
Il cappello bianco è quello dell'obiettività: numeri, fonti sicure, niente opinioni, banditi i giudizi. Solo i fatti.

Il cappello rosso
Si intuisce: rosso come le emozioni, i sentimenti, le intuizioni, le sensazioni.
Il cappello rosso serve anche a "scrivere di getto", senza pensare, senza riflettere.
Lo abbiamo in testa ogni volta che ci viene un guizzo, che ci balena una frase, un titolo.
E allora è cruciale avere un pezzo di carta qualsiasi su cui appuntarlo, fosse pure la carta del pane.
I nostri testi, nella loro prima stesura, saranno probabilmente pieni di aggettivi. Sono loro quelli che connotano, descrivono, orientano la percezione.
Anche la punteggiatura in qualche modo ha la stessa funzione, ammesso che ci siamo ricordati di metterla!

Il cappello nero
E' quello del giudizio critico, della prudenza, della cautela.
Il simpatico "avvocato del diavolo" che ci sommerge di obiezioni, di "ma", di "perché". Quello che vuole una spiegazione per ogni parola e ci soffia continuamente nell'orecchio che "forse non si capisce".
E' un po' rompiscatole, anzi piuttosto molesto. Ma preziosissimo. Ci impedisce di fare errori gravi, ci mette continuamente alla prova per vedere se siamo capaci di fare di meglio. L'importante è che venga fuori "dopo" che abbiamo scritto. Se apparisse troppo presto potremmo decidere di mollare tutto e andare a farci un giro.

Il cappello giallo
E' quello dell'ottimismo e della visione logica e positiva delle cose.
Fatichiamo un po' a mettercelo. Più che altro dobbiamo deciderlo.
Non è incoscienza allo stato puro: la positività deve essere ben argomentata. Esattamente come le tesi che andiamo divulgando attraverso il nostro scritto.
Ha a che vedere con il come abbiamo organizzato la sequenza logica dei concetti, ma anche con la fluidità e la scorrevolezza.
Il cappello giallo è quello che ci serve indossare per controllare che il nostro testo sia coerente, e che le argomentazioni scivolino via senza intoppi.

Il cappello verde
E' il cappello delle idee nuove, della creazione, delle alternative.
Ci serve per trovare metafore, similitudini, paragoni, immagini. E' anche quello con cui possiamo chiederci se c'è un modo migliore, più diretto, più efficace per dire le stesse cose.
Con il cappello verde in testa possiamo farci tutte le domande che vogliamo:
si può dire in un altro modo?
quella parola si può sostituire?
ce n'è una migliore?
c'è un'immagine che può contribuire alla comprensibilità del testo?

Il cappello blu
E' la funzione del nostro pensiero che controlla il nostro pensiero.
E' il cappello della revisione finale e dell'attenzione critica.
E' il nostro editor che rilegge, riguarda, riformula, corregge, mette a posto.
Scopre anche, se ce ne sono, difetti e lacune logiche, decide e suggerisce quale cappello abbiamo bisogno di rimetterci in testa per fare un buon lavoro.
Se tutto funziona e abbiamo in testa il cappello blu... allora abbiamo davvero finito!

lunedì 30 giugno 2008

Conversare scrivendo

A tutti noi è capitato di pensare ai fatti nostri mentre qualcuno ci parla, o, al contrario, di non riuscire ad interrompere la lettura di un libro o l’ascolto di un oratore.

Gli stili di conversazione sono tanti e diversissimi, come le persone. Ciascuno ha un modo suo. Per questo non ci sono regole precise, se non quella di scrivere pensando di parlare.

Ci sono tuttavia dei piccoli trucchi per rendere più accattivante la nostra scrittura.

Ascoltiamoci quando parliamo.
Non possiamo scrivere come parliamo senza conoscere “l’effetto che fa”. Il che vuol dire “avere orecchio”, fare attenzione a come si introduce una conversazione, come la si sviluppa, quali parole usiamo più spesso, se usiamo espressioni dialettali o scorrette.

Ascoltiamo gli altri parlare.
È utile acquisire informazioni ascoltando gli interventi degli altri. E le loro storie, per arricchire il nostro bagaglio di esperienze e di modi di raccontarle.

Pensiamo al nostro lettore immaginario.
Tutti coloro che scrivono per mestiere hanno un lettore immaginario in testa. Qualcuno a cui si rivolgono, con cui stanno parlando, per cui stanno scrivendo. Se ne sta lì, dietro alla pagina, vede i nostri testi prendere forma e li legge mentre li scriviamo. Che faccia ha? E’ perplesso? Sorride?

Parliamo in prima persona, singolare o plurale che sia.
“Io” o “noi” avvicina, accomuna, accorcia le distanze. “L’azienda”, “gli azionisti” sono altro, distanti e distaccati.
Peggio di tutto l’impersonale: "si dovrebbe", “si farà”. Chissà perché sa di fregatura!

Ascoltiamoci mentre scriviamo.
Usiamo l’orecchio della nostra mente per sentire il suono delle nostre parole. Molti scrittori dicono di sentire molte voci nella loro testa. Su questo preferisco non esprimermi. Posso solo dire che io preferisco sentirne una sola, o almeno una per volta!

Eliminiamo e le formalità.
Spazziamo via tutte quelle parole che “resuscitano” quando scriviamo ma che non ci verrebbe mai in mente di dire se stiamo parlando a qualcuno. “Al fine di”, “nel momento in cui”, “non appena”, “bensì”, “in quanto”. L’odore di naftalina e di stantìo si sente da lontano un chilometro!

Occhio a non eccedere: informale non significa volgare.
Attenzione alle cadute di stile. Niente dialetti, niente parolacce. Emoticon quanto basta ma senza esagerare e sempre che la circostanza lo consenta. In una mail tra colleghi può anche avere un senso, in quella al capo direi di no.

Rileggiamo ad alta voce.
Ci aiuta a concentrarci, a sentire se quello che abbiamo scritto scivola senza intoppi. Ad alta voce i passaggi difficili si sentono subito, così come i periodi troppo lunghi. Si rischia di soffocare prima di arrivare al punto.

Evitiamo gli spinaci tra i denti.
Refusi, punteggiatura sbagliata, preposizioni non proprio azzeccate. Rischiamo di rovinare tutto… e proprio sul più bello!

martedì 24 giugno 2008

Scrivi come parli

Primo dovere di chi scrive: farsi capire
Albert Einstein diceva "Non sarai mai sicuro di aver davvero compreso qualcosa finché non sarai in grado di spiegarlo a tua nonna".
Quando si scrive accade un misterioso fenomeno: nella nostra testa fioriscono espressioni involute, complicate, pesanti. Parole che non ci sogneremmo mai di usare nel parlare sembrano resuscitare nella lingua scritta, quasi a rivendicare una veste di autorevolezza che parole più semplici sembrano non avere.
Ad esempio: al fine di, a condizione che, nel momento in cui, in relazione a, nel caso in cui, dal momento che e via discorrendo.
Spero non vi sia mai capitato di dire ad un amico al telefono "Attendo un tuo cenno di riscontro più tardi al fine di stabilire dove recarci a mangiare una pizza". Come minimo quello vi chiederebbe se vi sentite bene o se per caso siete vittime di un incantesimo di trasfigurazione, come succede ad Harry Potter!
Eppure se si trattasse di convocare per mail una riunione per discutere di alcuni argomenti importanti ci pare logico scrivere che "è opportuno un incontro collettivo al fine di prendere visione di alcune urgenti criticità". Formula perfetta per uno schiantesimo! Il nostro destinatario se ne starà lì, lungo disteso, intontito da quell'ondata di pesantezza e farragnosità. Per almeno un'oretta sarà KO.

L'aziendalese è zeppo di espressioni pompose, vaghe, arcaiche. Un modo come un altro per darsi un tono, a discapito della comprensibilità.
Ad esempio: sviluppare, mirato/finalizzato a, progettazione, sinergia, scenario, ottimizzazione, risorse, erogare, essere preposto, inerente, conseguire, criticità.

Altra bizzarra abitudine che si attiva quando scriviamo è quella di complicare le parole semplici: i problemi diventano problematiche, i tipi si trasformano in tipologie, i temi assumono la minacciosa veste di tematiche.
Questi fenomeni nel mondo di Harry Potter si chiamano maledizioni senza perdono!

C'è poi un altro caso interessante: quando scriviamo spesso ma viene sostituito da bensì...e fin qui niente da dire, se non che ci si appesantisce inutilmente. Spesso, nella lingua parlata, capita di sentir dire "ma bensì". Proprio perché sono sinonimi, come abbiamo appena detto, sarebbe il caso di scegliere: O ma O bensì. Dire "ma bensì" equilvale a dire "ma ma", giustificabile solo al di sotto dei dodici mesi di età o in caso di balbuzie! Che si risolve facilmente con un incantesimo di illuminazione. A proposito: la formula è "lumos!".

lunedì 23 giugno 2008

Scrivere è come volare


La mia presentazione sul processo di scrittura. Ho voluto descriverlo come quello di un volo, in cui ogni fase deve essere curata con attenzione per garantire il buon esito finale.
I piloti degli aerei hanno la responsabilità, oltre che della loro, della vita dei passeggeri che trasportano.
Se noi scriviamo male non muore nessuno, per fortuna, ma di certo perdiamo l'occasione di sollecitare riflessioni, trasmettere idee e punti di vista, avviare dialoghi basati sulla reciproca comprensione. A ben guardare, anche questi sono "frammenti di vita".

venerdì 20 giugno 2008

I titoli: il trionfo della sintesi

Un buon titolo è quello che fa capire immediatamente l’argomento trattato e invoglia a proseguire nella lettura. Balza subito agli occhi, quindi deve anticipare il contenuto nel testo. Deve inoltre facilitare la ricerca delle notizie, essere chiaro, accattivante e contenere tutte le informazioni necessarie per illustrare l’argomento. Deve essere, insomma, denotativo e connotativo. Difficilissimo.

Anche a quelli che scrivono 2.000 battute in scioltezza accade di rimanere inchiodati al titolo per mezza giornata!
E quando non lo fanno, perché non hanno tempo, ne vengono fuori alcuni decisamente surreali.
Come ad esempio "Si è spento l'uomo che si è dato fuoco" (Il Giornale di Sicilia). Esatto, per carità. Corretto, non c'è dubbio. Di un cinismo raggelante, tanto da diventare comico.
O come "In cinquecento contro un albero. Tutti morti" (La Provincia Pavese). In questo caso cerchi di immaginare la scena ti viene da domandarti come hanno fatto cinquecento persone ad uccidersi tutte contro lo stesso albero. Si saranno messe in fila? E l'albero, che ne è dell'albero? E' rimasto in piedi?
E tutto per una maiuscola!

Per rendere l'idea di quanto può essere difficile ho ritrovato un libro "Giornalismo amore mio" di Mario Gismondi. Il capitolo sui titoli faceva morire dalle risate me e mio padre (giornalista radiocronista per una vita).

Ve lo trascrivo, sperando che rallegri la vostra giornata.
"Ricordo, per esempio, le vicissitudini di un titolo complicatissimo. La notizia riguardava il figlio del sindaco morsicato dal cane del padre. Lo feci correggere, sembrandomi vagamente ingiurioso, anche se esatto. La seconda stesura fu "Il cane del sindaco morsica il figlio".
Dissi di leggere meglio la notizia e di ricorrere a un titolo meno equivoco, visto che si poteva pensare che fosse il figlio del cane. Il controllo della notizia portò ad una sorpresa: il cane non era del sindaco, ma di suo padre. Ergo il terzo titolo fu "Il cane del padre del sindaco morsica il nipote".
Lo rimandai indietro. Anche questo titolo era infelice e lasciava molti dubbi sulle parentele tra cane e padrone e fra sindaco, padre e figlio.
Ci pensarono e venne fuori : "Il cane del nonno morsica il figlio del sindaco".
Cominciai ad arrabbiarmi, strillando perché mi mandassero finalmente un titolo chiaro e definitivo, e che la smettessero di scherzare. Arrivò "Il figlio del sindaco morsicato dal cane del nonno". Era corretto, nella sostanza, ma quel cane del nonno poteva prestarsi ad ulteriori equivoci.
Bestemmiando, feci un titolo generico, "esterno", come si dice in gergo : "Attenti al cane in casa del sindaco". Troppo divertente e sdrammatizzante per non pubblicarlo e far sorridere lo stesso sindaco. Nel sommario e nell'occhiello fu più facile raccontare chi era stato aggredito dal cane, a chi apparteneva ecc. ecc."

mercoledì 18 giugno 2008

Decalogo della pessima scrittura

Dal sito di Beppe Severgnini, ottimo giornalista e strenuo difensore del buon italiano, ho estratto quello che lui definisce "Decalogo Diabolico".
Per quanto mi riguarda...sottoscrivo e condivido volentieri!

I Usate dieci parole quando tre bastano.
II Usate parole lunghe invece di parole brevi, sigle incomprensibili e termini specialistici.
III Considerate la punteggiatura una forma di acne: se non c’è, meglio.
IV Fate sentire in inferiorità il lettore: bombardatelo di citazioni.
V Nauseatelo con metafore stantie.
VI Costringetelo all’apnea: nascondete la reggente dietro una siepe di subordinate, e cambiate il soggetto per dispetto.
VII Infilate due o più che in una frase.
VIII Non scrivete “Il discorso era noioso, e i relatori aspettavano l’intervallo” ma “Lo speech era low-quality e il panel s’era messo in hold per il coffee-break”.
IX Usate espressioni come in riferimento alla Sua del..., il latore della presente, in attesa di favorevole riscontro...
X Siate noiosi.

Seguite queste regole e cadrete così in basso che, a quel punto, potete solo risalire.

sabato 14 giugno 2008

Scrittura e PR


Molto bella questa presentazione sul valore della scrittura nell'attività di Relazioni Pubbliche.
L'ha scritta un collega australiano, Greg Smith, giornalista ed esperto di comunicazione strategica, come me. Il mio omologo all'altro capo del mondo!
In questi giorni ci siamo scambiati delle mail, scoprendo di fare lo stesso lavoro, nello stesso modo e soprattutto con la stessa attenzione alla qualità della scrittura come elemento indispensabile per una buona comunicazione.

mercoledì 11 giugno 2008

Zen e scrittura

Questo post è stato pubblicato da Mary Jaksch sul sito Writetodone
Lei segue il buddismo Zen, io ne seguo un altro, ma le considerazioni che fa mi risuonano moltissimo, specialmente quando parla della necessità dell'essere qui e ora e trasformare da avversarie in alleate parti di noi che hanno modalità e fini diversi e per questo spesso sono in conflitto tra loro.
Ho tradotto i suoi consigli perché penso siano una buona base di partenza, soprattutto quando sperimentiamo lo sgomento del "blocco dello scrittore", siamo pressati dalle urgenze e la nostra testa sembra irrimediabilmente vuota!

15 consigli per creare le idee e scriverle con facilità.

La maggior parte dei problemi che nascono nel processo di scrittura provengono dal fatto che la nostra mente è in conflitto con se stessa. In quei momenti la nostra energia creativa si disperde invece di restare concentrata su un’unica direzione.

Come scrittori, soffriamo di una personalità dissociata. Da una parte c’è il Creativo, che vuole riversare idee sulla pagina e si innamora di ognuna delle sue frasi, dall’altra c’è l’Editor che siede lì con le labbra serrate e spunta via gli errori.

E’ molto importante tenere separate queste due personalità!
Quanto stiamo cercando un’idea o la stiamo sviluppando, mandiamo l’Editor in vacanza. Quanto vogliamo rifinire quanto abbiamo scritto, mettiamo il Creativo in gabbia!

I primi 10 di questi 15 consigli libereranno il Creativo, gli ultimi 5 serviranno a dirigere l’Editor.

1. Crea la tua identità.
Dì “io sono uno scrittore”. Potresti sentirti riluttante a dirlo perché non ti senti abbastanza bravo? Bene, dimentica “abbastanza bravo”. Uno scrittore scrive. Tu scrivi? Se sì, tu sei uno scrittore. Tappezza la tua casa di foglietti con su scritto “sono uno scrittore”. Parlane con gli altri. La prossima volta che dovrai riempire un modulo metti “scrittore” come professione. Pensare a te stesso come scrittore accrescerà la tua fiducia e sbloccherà la tua creatività.

2. Pratica la scrittura creativa
Se scrivi soltanto per produrre qualcosa di importante la tua creatività potrebbe rimanere bloccata. E’ importante dedicare del tempo alla scrittura creativa. Potresti dedicare solo 10 minuti al giorno a questo. Dopo tutto anche un grande pianista si esercita con le scale musicali tutti i giorni! Un modo semplice per praticare la scrittura creativa: prendi un foglio bianco e prenditi 5 minuti di tempo. Scrivi per 5 minuti senza fermarti. Non pensare. Fallo. Il primo minuto potrebbe essere difficile, ma poi la tua creatività verrà fuori e ti sorprenderà.

3. Trova l’ispirazione
Il posto migliore per cercare l’ispirazione è… ovunque! Tieni sempre all’erta la tua mente creativa. Immagina di scriver un blog sul blogging.
Ecco come potresti usare la tua esperienza quotidiana come ispirazione:
ti svegli tutte le mattine “Perché la prima mattina è il momento migliore per scrivere”;
fai la doccia “Come tirare fuori 20 grandi idee sotto la doccia”;
fai colazione. “15 motivi per cui una sana alimentazione ti rende uno scrittore favoloso”;
prendi la macchina “10 cose importanti che guidare la macchina ti può insegnare circa la scrittura”
e così via.
Non tutte le tue idee si trasformeranno in un articolo perché alcune saranno bizzarre. Ma bizzarro è buono! Perché qualsiasi cosa fuori dall’ordinario può innescare la tua creatività.


4. Usa un quaderno dove annotare “qualsiasi cosa”
Le idee sono fuggevoli. Ti distrai per una telefonata e dimentichi le idee brillanti che ti erano venute in mente un attimo prima.
Io uso un “quaderno per qualsiasi cosa” per trattenere e raccogliere le idee. Lo porto sempre con me. Ci sono dentro, mescolate, citazioni, idee, ricette di cucina. Il quaderno per qualsiasi cosa non solo ti aiuta ad afferrare le grandi idee prima che svaniscano, ma può esser fonte di ispirazione quando rileggi quello che hai scritto in passato.

5. Sviluppa uno “swipe file”
Un’altra buona idea è quella di creare uno “swipe file”, cioè una cartella dove raccogliere i testi di altri, trovati online e offline, che trovi interessanti. Può essere una buona fonte di ispirazione.

6. Prepara la tua mente meditando
Le idee migliori nascono da l silenzio. Comincia il tuo lavoro di scrittore con 5 minuti di meditazione. Siedi dritto e rimani in silenzio. Concentrati sul respiro e sulle sensazioni del tuo corpo. Ascolta i suoni intorno a te. Lascia scorrere i pensieri. Anche questo breve tempo di meditazione può dare la carica alla tua creatività e farti sentire vivo.*

* Io seguo un insegnamento buddista diverso dallo Zen. Comincio ogni giornata recitando un mantra. Ma l’effetto è lo stesso. ndr

7. Progetta un titolo
Progettando un titolo prima di cominciare a scrivere puoi dare l’avvio e incanalare la tua creatività. Scrivi una lista competa di idee senza scartarne nessuna. Dopo tutto le idee generano idee. Quando hai un ricco elenco, seleziona un titolo buono abbastanza per cominciare. Lo potrai perfezionare più tardi.

8. Delinea la struttura del testo.
Una volta che hai il titolo, sviluppa la struttura del testo.
Ad esempio, se il tuo titolo è “20 consigli per scrivere posts migliori” scrivi i numeri da 1 a 20 uno sotto l’altro. Questo sollecita la tua creatività. Il tuo cervello ora sa che tu stai cercando 20 sottotitoli. Decidi la lunghezza del tuo testo e suddividila per le sezioni. Per esempio, se hai deciso di scrivere un testo di 1.000 parole, suddividile per i 20 consigli e saprai che per ogni punto il testo dovrà essere di 50 parole.
Quando hai scritto il testo, controlla ogni punto con il conteggio parole.
Appena raggiungi la lunghezza stabilita, spostati al punto successivo. Questo sistema è più efficiente rispetto allo scrivere più di quello che serve e dover tagliare poi drasticamente il testo.

9. Lascia l’attacco e la chiusura alla fine
Se cominciamo dall’introduzione potremmo bloccarci. L’inizio serve ad introdurre il tema. Ma all’inizio della stesura di un progetto potremmo non sapere esattamente che cosa andremo a dire. Per questo è meglio scrivere l’introduzione più tardi.
Una volta completata la prima stesura è il momento di aggiungere un’introduzione e una conclusione.
L’introduzione può essere breve ma bisogna che dica perché l’argomento è importante o sottolinei i vantaggi che derivano dalla lettura del testo. La conclusione dovrebbe legate tutto insieme.

10. Chiedi al tuo Editor interiore di dare un’occhiata
Aspetta di aver finito la tua stesura, poi lascia che il tuo Editor dia uno sguardo al tuo lavoro. Ricorda che la prima stesura non deve essere buona. Tutto ciò che ti serve è una certa quantità di parole sul foglio focalizzate su un tema particolare. Ora l’Editor sta andando a dare forma e a “ripulire” il tuo testo.

11. Controlla
Il tuo testo è coerente con il titolo? Il primo compito dell’Editor è controllare se il testo ora rispecchia la promessa del titolo. Se non è così dovrai cambiare il titolo o modificare parte del testo.

12. Verifica equilibrio e lunghezza
Controlla se le sezioni sono ragionevolmente pari in lunghezza.
Se sono troppo lunghe, puoi dividerle in due. Se sono troppo corte puoi unirle in una. Controlla il numero complessivo di parole. Il tuo testo è troppo lungo? In questo caso devi sfrondarlo per bene. Se invece il tuo testo è troppo corto devi aggiungere altro materiale.

13. Cura ogni frase
Leggi il tuo testo ad alta voce, frase per frase. Le orecchie sono più affidabili degli occhi in questa circostanza. Pesa ogni parola. Puoi tagliare? Puoi dirlo meglio? La revisione è il punto cruciale della buona scrittura. Qualche volta è utile rinviare questo passaggio ad un altro momento. Una pausa può servire a prendere la giusta distanza dal testo.

14. Controlla grammatica e ortografia
Un buon modo per controllare grammatica e ortografia è leggere il testo al contrario. Altrimenti il nostro occhio tende a saltare oltre gli errori senza metterci in guardia.

15. Leggi il tuo testo ad alta voce
Ora il tuo testo è veramente finito. Per essere sicuro di averlo fatto al meglio esegui questi due ultimi compiti: stampa il testo e leggilo ad alta voce. Assicurati di avere una penna a portata di mano. Ti accorgerai di cose che vuoi cambiare e potrai annotarle.

Il potere dello Zen per la scrittura significa scrivere con una mente calma e concentrata. Molti problemi di scrittura sono basati sul conflitto fra il Creativo e l’Editor. Tenere questi due aspetti separati sarà un vantaggio per la tua creatività e renderà più fluida la tua scrittura.

lunedì 9 giugno 2008

Le e-mail secondo Seth Godin

Nel suo blog Seth Godin ha pubblicato qualche giorno fà una check list sulle e-mail, o meglio sul "galateo delle e-mail".
L'ho trovata divertente. Penso che molti dei consigli che contiene siano ovvi, qualcuno francamente imbarazzante.
Almeno credo. O spero.

Di seguito qualcuna di queste perle di saggezza:

Ciascuna delle persone della mia lista ha realmente scelto di starci? Lo ha chiesto?

Se non gli mando questa mail, si lamenteranno di non averla avuta?

Ho scritto in carattere nero e corpo normale?

Sono arrabbiato? (Se è così, è meglio salvare il messaggio come bozza e riconsiderarlo tra un’ora).

Sto tenendo all’oscuro il mio capo? Se è così, cosa succederà se il destinatario viene scoperto?

C’è qualcosa in questa mail che non vorrei fosse letto da un avvocato, da un giornalista o dal mio capo? (Se è così, cancellate immediatamente).

Ho incluso in fondo al testo la scritta “Per favore, salva il pianeta. Non stampare questa mail”? (Se è così, per favore cancellate questa riga e prendete in considerazione un lavoro da guardia forestale o da assistente di volo).

L'ultima considerazione mi pare la più sensata:
Se dovesi pagare 42 centesimi per mandare questa mail, lo farei?

giovedì 5 giugno 2008

L'alfabeto delle presentazioni


Molto divertente, oltre che utile, questa "presentazione sulle presentazioni".
Consigli utili proposti in modo divertente. Ecco come si fa.

sabato 31 maggio 2008

Rappresentare il pensiero

Nella stesura di un testo la fase di “esplorazione delle idee” e di “sistematizzazione concettuale” è quella che, precedendo la scrittura, la orienta e la organizza.
E siccome scrivere è un fatto di parole... proprio dalle parole è utile partire. Magari inserendole in una mappa mentale.

"... una mappa mentale consiste di una parola o idea principale; intorno a questa parola centrale si associano 5 - 10 idee principali relazionate con questo termine. Di nuovo si prende ognuna di queste parole e ad essa si associano 5 - 10 parole principali relazionate con ognuno di questi termini. Ad ognuna di queste idee discendenti se ne possono associare tante altre".
Così la definisce il suo ideatore, il cognitivista inglese Tony Buzan, che ha voluto creare uno strumento utile a sviluppare la creatività, la memorizzazione, l'annotazione in chiave personale.

Le mappe mentali non hanno un'impostazione gerarchica: gli elementi vengono disposti a raggiera intorno a un “centro”, il punto di partenza e devono essere descritti con singole parole chiave per lasciare spazio ad associazioni e integrazioni.
Usando questo strumento si possono far emergere le capacità creative, le risorse mentali inconsce, i processi che ristrutturano le informazioni e che lasciano aperta più di una chiave interpretativa.
Personalmente, dopo una prima fase "a ruota libera", comincio a consultare i dizionari. I più disparati, i più strani, tutti con qualche spunto interessante. Uso anche pennarelli colorati, molti, e scrivo ogni parola rigorosamente a mano, come Buzan raccomanda, per stimolare l'emisfero cerebrale destro, aiutare il processo associativo e quindi contribuire allo sviluppo della mappa.
Una mappa mentale è un ottimo il punto di partenza per realizzare materiali diversi, compresa la scaletta, in cui la struttura a raggiera viene trasformata in una sequenza di tipo gerarchico.
E aiuta anche a vincere la "sindrome da foglio bianco" che chiunque scriva ha sperimentato con sgomento.
Facile: una sola parola, al centro del foglio e poi...pensieri in libertà!

mercoledì 28 maggio 2008

Organizzare le idee


Divertente questa miniguida sui primi passi del processo di scrittura.
Di stampo tipicamente anglosassone, e quindi molto più pragmatico del nostro, aiuta a fare chiarezza quando nella nostra testa le idee volteggiano e scorazzano senza trovare una direzione.

martedì 27 maggio 2008

Consigli autorevoli

Tre giorni di silenzio. Due di "vacanza", uno di lavoro e di soccorso, per fortuna inutile, ad un'amica/sorella.
Altri pezzi del puzzle della vita, tasselli di umanità, situazioni difficili che si trasformano in occasioni per incontrare belle persone e da cui si può uscire ridendo con le lacrime.

Riprendiamo il filo....
A proposito di consigli autorevoli, ecco un'altra chicca. E' di Umberto Eco, si intitola "Come scrivere bene" ed è tratta da La Bustina di Minerva, Bompiani 2000.
Godetevi la lettura!

1. Evita le allitterazioni, anche se allettano gli allocchi.

2. Non è che il congiuntivo va evitato, anzi, che lo si usa quando necessario.

3. Evita le frasi fatte: è minestra riscaldata.

4. Esprimiti siccome ti nutri.

5. Non usare sigle commerciali & abbreviazioni etc.

6. Ricorda (sempre) che la parentesi (anche quando pare indispensabile) interrompe il filo del discorso.

7. Stai attento a non fare... indigestione di puntini di sospensione.

8. Usa meno virgolette possibili: non è “fine”.

9. Non generalizzare mai.

10. Le parole straniere non fanno affatto bon ton.

11. Sii avaro di citazioni. Diceva giustamente Emerson: “Odio le citazioni. Dimmi solo quello che sai tu.”

12. I paragoni sono come le frasi fatte.

13. Non essere ridondante; non ripetere due volte la stessa cosa; ripetere è superfluo (per ridondanza s’intende la spiegazione inutile di qualcosa che il lettore ha già capito).

14. Solo gli stronzi usano parole volgari.

15. Sii sempre più o meno specifico.

16. L'iperbole è la più straordinaria delle tecniche espressive.

17. Non fare frasi di una sola parola. Eliminale.

18. Guardati dalle metafore troppo ardite: sono piume sulle scaglie di un serpente.

19. Metti, le virgole, al posto giusto.

20. Distingui tra la funzione del punto e virgola e quella dei due punti: anche se non è facile.

21. Se non trovi l’espressione italiana adatta non ricorrere mai all’espressione dialettale: peso e! tacòn del buso.

22. Non usare metafore incongruenti anche se ti paiono “cantare”: sono come un cigno che deraglia.

23. C’è davvero bisogno di domande retoriche?

24. Sii conciso, cerca di condensare i tuoi pensieri nel minor numero di parole possibile, evitando frasi lunghe — o spezzate da incisi che inevitabilmente confondono il lettore poco attento — affinché il tuo discorso non contribuisca a quell’inquinamento dell’informazione che è certamente (specie quando inutilmente farcito di precisazioni inutili, o almeno non indispensabili) una delle tragedie di questo nostro tempo dominato dal potere dei media.

25. Gli accenti non debbono essere nè scorretti nè inutili, perchè chi lo fà sbaglia.

26. Non si apostrofa un’articolo indeterminativo prima del sostantivo maschile.

27. Non essere enfatico! Sii parco con gli esclamativi!

28. Neppure i peggiori fans dei barbarismi pluralizzano i termini stranieri.

29. Scrivi in modo esatto i nomi stranieri, come Beaudelaire, Roosewelt, Niezsche, e simili.

30. Nomina direttamente autori e personaggi di cui parli, senza perifrasi. Così faceva il maggior scrittore lombardo del XIX secolo, l’autore del 5 maggio.

31. All’inizio del discorso usa la captatio benevolentiae, per ingraziarti il lettore (ma forse siete così stupidi da non capire neppure quello che vi sto dicendo).

32. Cura puntiliosamente l’ortograffia.

33. Inutile dirti quanto sono stucchevoli le preterizioni.

34. Non andare troppo sovente a capo. Almeno, non quando non serve.

35. Non usare mai il plurale majestatis. Siamo convinti che faccia una pessima impressione.

36. Non confondere la causa con l’effetto: saresti in errore e dunque avresti sbagliato.

37. Non costruire frasi in cui la conclusione non segua logicamente dalle premesse: se tutti facessero così, allora le premesse conseguirebbero dalle conclusioni.

38. Non indulgere ad arcaismi, apax legomena o altri lessemi inusitati, nonché deep structures rizomatiche che, per quanto ti appaiano come altrettante epifanie della differenza grammatologica e inviti alla deriva decostruttiva– ma peggio ancora sarebbe se risultassero eccepibili allo scrutinio di chi legga con acribia ecdotica – eccedano comunque le competente cognitive del destinatario.

39. Non devi essere prolisso, ma neppure devi dire meno di quello che.

40. Una frase compiuta deve avere.

venerdì 23 maggio 2008

Galateo della scrittura

Nella scrittura professionale esistono molti formati per molti usi.
Tuttavia esistono inciampi trasversali che possono minare seriamente il successo di un testo, qualsiasi sia il formato e lo scopo per cui è stato concepito e scritto.
Su Internet tutti possono pubblicare di tutto, ma ci sono alcune
Gli errori di cui stiamo per parlare hanno il micidiale effetto di compromettere la credibilità, e quindi, la reputazione di chi scrive.
Risultato: era meglio andarsi a fare un giro. Senza dubbio si sarebbero fatti meno danni!

1. Non "travestite" da articolo un messaggio promozionale o pubblicitario.
I lettori sanno riconoscere le lettere promozionali e gli annunci pubblicitari. Cercare di "contrabbandarli" per articoli è garanzia di insuccesso.

2. Il formato: minimo 300, massimo 700 parole. Un articolo di meno di 300 parole rischia di non essere riconosciuto come tale e di non essere preso sul serio.
Oltre le 700 parole i vostri lettori stanno già pensando alle vacanze!

3. Controllate ortografia e grammatica! Refusi ed errori di grammatica sono insidiosi e pericolosi. Usate i software di correzione ortografica ma non fidatevi troppo. Controllate almeno due volte prima di pubblicare.

4. Evitate di inserire messaggi di vendita nel vostro profilo, che serve a fornire informazioni sull'autore e dovrebbe essere usato per questo.
I link per ulteriori informazioni sugli argomenti principali possono essere messi in fondo al profilo. Non mettere il box del vostro profilo all'interno di un annuncio pubblicitario.

5. Non scrivete cose di cui non siete sicuri. Evitate di esporre fatti che non avete controllato o su cui non avete fatto ricerche: qualcuno che li conosce potrebbe leggere l'articolo e chiedervi di rettificare quelli riportati in modo scorretto.

6. Non copiate parole o paragrafi. Molto meglio documentarsi, raccogliere informazioni e poi scrivere assemblando quello che ritenete utile o rilevante. Se invece citate qualcuno fatelo apertamente. Di solito non si fa molta strada rubando il lavoro di qualcun altro.

giovedì 22 maggio 2008

Esercizio di scrittura

Leggendo "Diario di scuola" di Pennac, mi è balenata un'ispirazione.
Lui parla di "presente d'incarnazione", delle particelle "ci" e "ne" che contengono l'universo, tanti universi, a ciascuno il suo.
Guardando queste paroline così piccole e così insidiose mi è venuto da fare una riflessione sui pronomi personali, che definirei "di esistenza". Anche loro piccoli, anche loro apparentemente innocui. Micidiali.
Quella che segue è una riflessione a voce alta, l'analisi di una situazione, la presa d'atto di un'evidenza. Si applica a molte relazioni, aziendali e non, anche se poi tutti continuiamo a ripetere che, in fondo, non c'è differenza. Sono spunti di riflessione sullo stile colloquiale e sulle insidie che nasconde.

Facciamo attenzione ad usare il NOI.
NOI è un "pronome di appartenenza", una parola che azzera le differenze, che avvicina, rende complici, ci fa pensare di essere sulla stessa barca e di andare nella stessa direzione. Se la realtà è un'altra rischia di suonare come una finzione, un'invenzione, una caricatura o, peggio, un inganno.
Per significare qualcosa NOI deve essere.
Spesso invece lo usiamo per indicare un'ipotesi, una speranza, una messinscena, un augurio, un sogno, un nascondiglio, un alibi, una zattera, un tappeto volante.
E allora diventa evidente che invece siamo IO, pronome di esistenza, e VOI pronome di distanza, o IO e LORO pronome di estraneità.
Finché VOI o LORO non diventano TU o LUI/LEI, NOI non può esistere.
Per poter essere persone al plurale bisogna prima esserlo al singolare. Non esiste il plurale del plurale.
Questione di pronomi. Due o tre lettere al massimo. In realtà una sola consonante, la V al posto della N, ha il potere di trasformare la fiducia in diffidenza, il sorriso in ghigno, un progetto in una sconfitta.
La differenza è in un bastoncino, quello che serve a trasformare una V in una N. Un bastoncino per creare un ponte, completare, allargare, riconoscere, includere.
E che sia per davvero, se no non funziona.

sabato 10 maggio 2008

Scrivere una presentazione 1


Scrivere una presentazione non è facile, per mille ragioni.
Tuttavia esistono considerazioni di base che vale la pena fare.
Innanzitutto la presentazione è fatta di molteplici aspetti. Le slides, quindi, sono solo uno di questi. Devono a sostenere il discorso e NON sostituirlo.
Nell'economia dell'attenzione non è utile distrarre l'uditorio con slides troppo fitte di testo. Mentre leggono non vi ascoltano, e non è questo che volete.

Gli aspetti strategici di una buona presentazione:
1. Stabilire gli obiettivi
2. Analizzare i destinatari
3. Lo schema dei contenuti
a. introduzione
b. svolgimento
c. conclusioni

La scaletta
Il formato ideale di una buona presentazione dovrebbe somigliare il più possibile a quello di una scaletta.
La scaletta è il trionfo della sintesi. Che è più difficile della prolissità. Molto di più.
Voltaire una volta scrisse "ti scrivo una lettera lunga perché non ho tempo di scrivertene una breve".
Quindi solo le parole chiave, al massimo una frase. A voler esagerare due o tre concetti. Il resto è compito delle immagini, dei colori, dell'impaginazione.