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martedì 14 ottobre 2008

Buone notizie per i sopravvissuti


Oggi le Borse sono ripartite. Meno male: non falliamo più.
Ma in questa ultima settimana forse qualcuno ci ha lasciato le coronarie, qualcun altro si è fatto vedere dal cardiologo e qualcun altro ancora ha tracannato flaconi di ansiolitici.

Ho rifatto il giro dei titoli dei giornali di oggi: tutta un'altra musica, tutta un'altra aria.
E per vedere l'effetto che fa ho accostato i titoli apparsi sulle stesse pagine a una settimana di distanza.

Il Corriere della Sera di oggi ha titolato “Balzo record delle borse: + 11%" evocando gioiosi saltelli mentre una settimana fà diceva "Disastro delle Borse, Europa in crisi", l'equivalente economico di una guerra atomica.

Repubblica, per la quale oggi “Volano le Borse, Milano da record”, martedì scorso annunciava "Borse, il giorno della paura". In generale toni più smorzati. Fa riflettere però che quando si ha paura sono TUTTI ad avere paura, quando si vola Milano è da record!

Quelli de La Stampa sono molto fortunati: oggi “Borse, il lunedì della riscossa” contro il "Borse, il lunedì nerissimo" del 7 ottobre. 6 battute di differenza per dire che non siamo più nel baratro. Che l'abbiano fatto apposta a far succedere tutto di lunedì?

Il Messaggero ci dice che “Il piano europeo fa volare le Borse” mentre una settimana fà rendeva anch'esso conto di una catastrofe "Borse shock, il giorno più nero". Oggi il piano europeo ci salva dal disastro causato il 7 ottobre non si sa da chi.

Il Sole 24 Ore è decisamente più prudente: “Borse, il giorno della fiducia” è come dire "oggi l'abbiamo sfangata, domani si vedrà". Il 7 ottobre in modo asciutto e professionale ci annunciava "La caduta più pesante delle Borse". Viene da domandarsi "caduta da dove?".

Al Mattino la fantasia scarseggia: sette giorni, notizie opposte e titoli perfettamente simmetrici “Borse alle stelle, Milano da record” oggi e "Borse nel panico, Europa a picco" il 7 ottobre. Toni da melodramma in entrambi i casi e solo 3 battute di differenza! Questo sì che è ottimizzare!!!!!

La Nazione usa toni decisamente più secchi, e quindi più incisivi: oggi è il giorno de “La riscossa” mentre una settimana fa eravamo in piena "Crisi di panico". Un altro modo di dire "dalle stalle alle stelle". Epopea collettiva contro attacco di fifa.

Libero, invece, non nasconde le sue perplessità. Oggi si è fatto solo “Un passo avanti” mentre il 7 ottobre, inequivocabilmente, "E adesso è panico". Tutto sommato trovo che ci sia più coerenza con la realtà: se sette giorni fà era il disastro oggi si comincia a intravedere la luce, ma niente di più.

Il Giornale forse sta per riconvertirsi in un'impresa di demolizioni: oggi “E adesso giù prezzi e tasse” e una settimana fà "E' l'11 settembre delle Borse europee". Che siano aerei, grattacieli, tasse o prezzi non fa differenza: l'importante è che qualcosa venga giù.

Avvenire lancia messaggi stile "ricordati che devi morire": oggi “Borse da record, durerà?”, dalla serie "non v'illudete". Sette giorni fa annunciava trionfalmente "Borsa, il gioco è finito". Apocalisse allo stato puro: se va male, va male per sempre. Se va bene dura poco.

Il Tempo è prudente e perplesso: oggi “La crisi si può evitare” lascia aperta la possibilità di non finire per strada ma niente di più. Il 7 ottobre, invece, "Borse, è un cataclisma" diceva che per strada ci saremmo finiti di sicuro. Da catastrofe sicura a possibilità di recupero: intanto possiamo ricominciare a respirare.

Di fronte a tutto questo non è difficile immaginare perché, secondo l'indagine ISMED, l'11% degli italiani soffre di depressione e un altro 11% di disturbi di ansia più o meno gravi. E sono solo quelli diagnosticati, il che vuol dire che in realtà sono almeno il doppio. Questo significa che il 44% degli italiani ha il sistema nervoso più o meno sconquassato.
Che c'entrino un po' anche i mass media?

mercoledì 8 ottobre 2008

A proposito di cooperazione interpretativa

La notizia è fresca fresca, giusto di qualche ora fà.
Me l'ha segnalata un amico che mi chiedeva preoccupato se avevo qualche dettaglio in più.
Ho indagato e ho scoperto che a Napoli stamattina si sono sentiti due bei botti.
Per associazione di idee, e forse anche per un po' di coda di paglia, parecchie persone hanno pensato che fosse il Vesuvio.
E invece no.
La Questura ha fatto sapere che i botti li hanno fatti due F16 che hanno superato il muro del suono.
Tra l'esplosione del Vesuvio e la storia degli F16 a fantascienza stiamo messi bene!
Si attendono sviluppi soprattutto dai commenti che gli abitanti della zona stanno lasciando su una sezione del sito di Repubblica il cui titolo è tutto un programma: "E voi l'avete sentito?".

giovedì 26 giugno 2008

La comunicazione di crisi 1


Una crisi è l'evento che più di ogni altro mette alla prova le abilità di un comunicatore.
Il dizionario della lingua italiana del professor De Mauro ne dà molteplici definizioni:
1. cambiamento improvviso, positivo o negativo,
2. manifestazione emotiva improvvisa e violenta,
3. situazione di grave incertezza, instabilità, difficoltà,
4. momento decisivo.

Occupandomi da molti anni di comunicazione di crisi, trovo che queste sfumature di significato siano tutte utili a definire e a connotare i contorni ed i contenuti di una situazione di crisi.

Una crisi è quindi:
un evento improvviso,
che produce un cambiamento,
che ha un impatto emotivo forte,
che crea instabilità sconvolgendo equilibri preesistenti,
che può produrre diversi tipi di effetti a seconda di come viene gestito.

Cominciamo a ragionare.

Evento improvviso...
A ben guardare molte delle crisi che coinvolgono industrie e imprese sono tutt'altro che imprevedibili. Anzi, spesso sono direttamente connesse con le attività che svolgono e consistono in difetti di processo o di prodotto, in guasti o inefficienze che non si producono in una notte.
Il che significa che qualsiasi attività porta con sé una certa percentuale di rischio. Analizzare quali e quanti rischi si corrono ogni giorno, valutarne il grado di probabilità e le possibili conseguenze permette di predisporre le contromisure necessarie prima che l'evento improvviso accada o meglio ancora per evitare che accada.

... che produce un cambiamento...
Più il cambiamento è drastico più la crisi viene percepita come grave.
In realtà la nostra struttura mentale ci porta a considerare qualsiasi cambiamento come una crisi. Anche se è positivo. Il che spiega perché molte persone preferiscono l'infelicità conosciuta rispetto all'ipotesi di felicità sconosciuta. Cambiamento significa attraversare una fase di incertezza in cui la situazione non è più quella che era e non è ancora quella che sarà.

...che ha un impatto emotivo forte...
Affrontare un cambiamento produce una reazione emotiva di stress elevato. Significa ridiscutere e riformulare la realtà sulla base di elementi nuovi, spesso sconosciuti o poco familiari. La novità prima di tutto genera paura, poi ansia poi si vedrà. Di solito dopo un po' di tempo il nuovo scenario finisce col diventare consueto, e quindi non più minaccioso.
Studi sullo stress e l'ansia hanno dimostrato che di fronte a fenomeni complessi gli incompetenti sviluppano un livello di ansia notevolmente maggiori dei competenti. Il che significa che meno si conosce qualcosa più se ne ha paura.

... che crea instabilità sconvolgendo equilibri preesistenti...
L'esperienza della perdita dei punti di riferimento conosciuti e consueti è tipica della crescita di ogni individuo (crisi adolescenziali, crisi della mezza età). I passaggi più significativi della crescita personale vengono definiti crisi perché rimettono in discussione le coordinate e i punti cardinali. Sul momento sembra che le certezze debbano andare perdute, ma dopo un po' di tempo spesso si scopre che non è stato così. Quello che è successo, in realtà, ha portato a cogliere una formidabile opportunità: allargare l'orizzonte.

...che può produrre diversi tipi di effetti a seconda di come viene gestito.
La differenza è tutta qui: una crisi può significare disastro o opportunità a seconda di come viene affrontata e gestita. Spesso capita di negare le crisi, con il solo effetto di ampificarne inutilmente le conseguenze e la durata, oltre che aumentare di molto le possibilità che si ripetano.
Stabilito che è meglio affrontarle, si pone il problema di come gestirle. E nei prossimi post vi racconterò come si fa.