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lunedì 28 luglio 2008

Scusate l'assenza!

E' qualche giorno che non scrivo nulla, e mi dispiace.
Il fatto è che sono tutti i giorni in aula al Bic Lazio a fare business plan.
Quindi non sto scrivendo sul blog ma altrove.
E sto scrivendo tanto. Anzi riscrivendo, che è peggio.
Mai come in queste circostanze mi rendo conto di quanto sia difficile rispettare lo stile altrui ed intervenire quel tanto che basta a rendere più chiari i concetti senza stravolgere la struttura e il linguaggio.
E' un'ottima palestra, talmente buona che mi assorbe completamente le energie.
E quando arrivo a casa la sera non riesco più a guardare una pagina scritta, di concentrazione neanche l'ombra, lucidità men che mai.
Quindi sono rimasta indietro. Ma prometto che recupererò.
Sto appuntando un po' di riflessioni che in questi giorni stanno emergendo, considerazioni sui progetti e sulla vita delle persone, su come e quanto le cose possano cambiare nel giro di pochi giorni, o anche di poche ore.
Come sempre quando insegno sto imparando molto. E mi sento fortunata di avere tutte queste occasioni per scoprire sguardi nuovi, modi diversi dal mio, e di dovermi confrontare di continuo con identità diverse, coglierne le intenzioni e tradurle in parole.
Sto raccogliendo materiale, umano e professionale. E non c'è viaggio più interessante di questo!

mercoledì 23 luglio 2008

Imprese e persone

Il commento al post precedente mi sollecita ad esplicitare una riflessione che, sottintesa, c'era già.
E cioè che la difficoltà di oggettivizzare le scelte e le decisioni deriva dal fatto che a doverle fare e prendere sono esseri umani, cioè soggetti diversi, con proprie sensazioni, emozioni, percezioni, valutazioni.
Partendo dal presupposto che a questo mondo non esiste una persona uguale all'altra (e meno male!) ne discende come logica conseguenza che non esistono due persone al mondo che vedano le stesse cose nello stesso modo e nello stesso momento.

Le imprese non esistono: esistono persone che, lavorando insieme, permettono ad una entità astratta e materialmente inesistente di agire, produrre, comportarsi, relazionarsi.

Da questo punto di vista, quindi, i business plan non sono altro che la formalizzazione di decisioni soggettive basate su percezioni soggettive e stabilite secondo criteri soggettivi. Quindi discontinui, mutevoli, passibili di revisione.
L'incertezza assoluta, la relatività all'ennesima potenza.

Il punto è che, invece, si pretende di dare una veste di "oggettività" e di "giustezza a priori" a cose che non possono, invece, che essere soggettive e relative.

Mentre nelle multinazionali o nelle grandi aziende questo aspetto può essere mediato dai "negoziati interni" e dal fatto che di solito sono più persone diverse a lavorare sullo stesso business plan, nelle imprese piccole o individuali, con cui lavoro la maggior parte del tempo, l'attività di business coincide con quella dell'imprenditore.
Questo significa che la stessa persona deve "fare" e, mentre fa, decidere dove andare e come andarci. Ecco perché tutti mi chiedono quale strada è meglio fare, senza rendersi conto che nessuna strada è meglio di un'altra a prescindere, ma che esiste solo una serie di possibilità tra cui scegliere.
Quale strada è meglio possono saperlo solo loro. Perché se è vero che lo scenario è esterno e per molti versi incontrollabile, è altrettanto vero che il "come" starci dentro ognuno lo decide per sé.

martedì 22 luglio 2008

Scrivere un business plan


Il business plan è la Bibbia degli uomini di marketing.
E' l'ABC dell'impresa, il tappeto volante, la mappa del tesoro.
E' il piano d'azione che, stabilito un obiettivo, contiene le indicazioni per arrivarci.
E' fatto a tappe, pieno zeppo di numeri, tabelle, conti per vedere se sta in piedi o no.
Perché la resa dei conti è sempre in agguato: conviene? Funziona?
Un business plan è una visione simultanea e dall'alto di una serie di passi che, una volta a terra, si compiranno uno alla volta, e in tempi differenti.
Ultimamente ho letto una presentazione sulle contraddizioni dell'attività di business planning. E quella che mi ha colpita di più è quella che riguarda la necessità di conciliare intuizione e ragione, slancio e calcolo, speranza e realismo.
In fondo la difficoltà è tutta qui: mettere d'accordo aspetti opposti, cercare una via per la certezza, un modo "sicuro" per arrivare al risultato, la scelta giusta, quella vincente... vincente rispetto a cosa?
Quello che era vero ieri non è più vero oggi, e quello che è vero oggi non lo sarà più domani. E allora come si fa? Si entra nell'ordine di idee giusto: non ci sono certezze, ma probabilità, tutto è possibile e per questo si può cambiare rotta in qualsiasi momento. Anzi a volte si può anche cambiare meta.
Un business plan quindi, non è la Bibbia ma soltanto una serie di scelte fatte in base ad obiettivi fissati e a determinate condizioni di scenario.
Lo scenario cambia velocemente, gli obiettivi possono rimanere gli stessi oppure no, la strada per arrivarci può essere molto diversa da come era stata immaginata.
E' un po' come essere su una barca: la rotta è stabilita, ma poi bisogna vedersela con il mare e con il vento. Assecondarli può significare procedere a zig zag, magari fare tardi, ma prima o poi si arriva!

lunedì 21 luglio 2008

Mi sono presa una vacanza

Confesso: negli ultimi 4 giorni ho a mala pena aperto il computer. Di idee neanche l'ombra.
Un solo chiodo fisso: mare, sole, relax.

Questo scorcio di luglio è molto impegnativo: due aule in contemporanea, 20 business plan da mettere in piedi, altrettante idee che devono diventare imprese. A un certo punto i neuroni si ribellano, si rifiutano di lavorare. E allora tanto vale dargli ascolto e fare altro.

Tre giorni di stop mi hanno dato un po' di ricarica, quella che serve ad arrivare in fondo facendo un buon lavoro.

Visto che non faccio altro che scrivere business plan, da domani trasformerò in post i consigli che sto dando ai miei ragazzi, le dritte utili a preparare uno dei documenti più difficili e decisivi che possono capitare nella vita lavorativa.
Intanto... buona settimana!

mercoledì 16 luglio 2008

Esercizio di scrittura - Revisione 2

Un altro testo della cartella stampa di Valentina.
E' una scheda istituzionale inserita nel materiale per i giornalisti.
Anche su questo testo c'era un po' da lavorare.
Ho scelto di non riscrivere, soprattutto perché so che in ambito professionale questo spesso non è consentito. Il che ci complica non poco la vita.
In ogni caso qualche intervento per migliorare la leggibilità e la comprensibilità si poteva comunque fare. L'impaginazione in questo post potrebbe non risultare perfetta.
Nel mio file word gli elenchi puntati sono perfettamente allineati!

Testo originale 282 parole
Il letto in osso di lamine a foglia d’oro è il reperto più prezioso e significativo restituito dallo scavo della necropoli occidentale di Aquinum (a Castrocielo, nel Lazio in provincia di Frosinone), luogo di sepoltura della città italica foederata di Roma, poi del florido e popoloso municipium, infine della colonia triumvirale.
La necropoli occidentale di Aquinum, sorta all’esterno della porta verso Roma della colonia e in prossimità della via Latina, è stata indagata nei primi mesi dell’anno 2005 nell’ambito dello scavo archeologico condotto come archeologia preventiva nell’area di servizio Casilina Est dell’Autostrada A1 Roma-Napoli, progettato e diretto dalla Soprintendenza e finanziato da Autostrade per l’Italia S.p.A.
Il restauro, lo studio e la ricomposizione del letto funerario, l’esame delle tecniche di lavorazione, il restauro e lo studio dei corredi delle tombe, le analisi antropologiche, l’informatizzazione dei dati sulla necropoli per una gestione strutturata e una immediata consultazione, i filmati che consentono una facile e accattivante fruizione “virtuale” del sito archeologico, sono stati possibili grazie al sostegno di XXX, società per lo sviluppo dell’Arte, della cultura e dello spettacolo S.p.A., costituita ai sensi della legge 16 ottobre 2003 n. 291, che ha quindi consentito il raggiungimento sia dell’obiettivo scientifico della conoscenza a tutto campo della popolazione del centro italico di Aquinum in un arco cronologico compreso tra le guerre annibaliche e la eduzione della colonia triumvirale, sia quello della positiva interrelazione tra beni culturali e infrastrutture strategiche.
Il coinvolgimento della società XXX sottolinea l’importanza dell’intervento in quanto avvio di un più vasto progetto condiviso da Soprintendenza e Autostrade per l’Italia in attuazione del protocollo d’intesa per l’ampliamento dell’area di servizio e la valorizzazione del limitrofo anfiteatro di Aquinum, ricadente nella fascia di competenza autostradale.


1° intervento: semplificazione dei periodi oscuri

Il letto in osso di lamine a foglia d’oro è il reperto più prezioso e significativo restituito dallo scavo della necropoli occidentale di Aquinum (a Castrocielo, nel Lazio in provincia di Frosinone), luogo di sepoltura della città italica foederata di Roma, poi del florido e popoloso municipium, infine della colonia triumvirale.
La necropoli occidentale di Aquinum, sorta all’esterno della porta verso Roma della colonia e in prossimità della via Latina, è stata indagata nei primi mesi dell’anno 2005 nell’ambito dello scavo archeologico condotto come archeologia preventiva nell’area di servizio Casilina Est dell’Autostrada A1 Roma-Napoli, progettato e diretto dalla Soprintendenza e finanziato da Autostrade per l’Italia S.p.A.

* Il restauro,
* lo studio e la ricomposizione del letto funerario,
* l’esame delle tecniche di lavorazione, il restauro e lo studio dei corredi delle tombe,
* le analisi antropologiche,
* l’informatizzazione dei dati sulla necropoli per una gestione strutturata e una immediata consultazione,
* i filmati che consentono una facile e accattivante fruizione “virtuale” del sito archeologico,

sono stati possibili grazie al sostegno di XXX, società per lo sviluppo dell’Arte, della cultura e dello spettacolo S.p.A., costituita ai sensi della legge 16 ottobre 2003 n. 291, che ha quindi consentito di raggiungere:
l’obiettivo scientifico della conoscenza a tutto campo della popolazione del centro italico di Aquinum in un arco cronologico compreso tra le guerre annibaliche e la deduzione della colonia triumvirale,
la verifica della positiva interrelazione tra beni culturali e infrastrutture strategiche.

Il coinvolgimento della società XXX sottolinea l’importanza dell’intervento in quanto avvio di un più vasto progetto condiviso da Soprintendenza e Autostrade per l’Italia in attuazione del protocollo d’intesa per l’ampliamento dell’area di servizio e la valorizzazione del limitrofo anfiteatro di Aquinum, ricadente nella fascia di competenza autostradale.


2° intervento: eliminazione delle ridondanze e ridistribuzione dei concetti in sequenza logica – 241 parole

Il letto in osso di lamine a foglia d’oro è il reperto più prezioso e significativo dello scavo della necropoli occidentale di Aquinum (a Castrocielo, in provincia di Frosinone), luogo di sepoltura della città italica foederata di Roma, poi del florido e popoloso municipium, infine della colonia triumvirale.
La necropoli occidentale di Aquinum, all’esterno della porta verso Roma in prossimità della via Latina, è stata indagata nel 2005 con lo scavo di archeologia preventiva nell’area di servizio Casilina Est dell’Autostrada A1 Roma-Napoli, progettato e diretto dalla Soprintendenza e finanziato da Autostrade per l’Italia S.p.A.

XXX (società per lo sviluppo dell’Arte, della cultura e dello spettacolo S.p.A) ha sostenuto l’iniziativa curando:
* il restauro;
* lo studio e la ricomposizione del letto funerario;
* l’esame delle tecniche di lavorazione, il restauro e lo studio dei corredi delle tombe;
* le analisi antropologiche;
* l’informatizzazione dei dati per una gestione strutturata e una immediata consultazione;
* i filmati che consentono una facile fruizione “virtuale” del sito archeologico.

Ciò ha consentito di raggiungere:
1. l’obiettivo scientifico di conoscere la popolazione del centro italico di Aquinum tra le guerre annibaliche e la deduzione della colonia triumvirale;
2. la verifica della positiva interrelazione tra beni culturali e infrastrutture strategiche.

Il coinvolgimento della società XXX sottolinea l’importanza dell’intervento nell’ambito del più vasto progetto, condiviso da Soprintendenza e Autostrade per l’Italia, in attuazione del protocollo d’intesa per ampliare l’area di servizio e valorizzare il limitrofo anfiteatro di Aquinum.

lunedì 14 luglio 2008

Ho aperto un altro blog!

Siccome uno non bastava, ho deciso di aprire un altro blog.
Si trova qui e conterrà un altro pezzo della mia identità professionale, quella di stratega  e progettista di comunicazione.
Mi è sembrato doveroso e coerente separare le abilità tecniche da quelle strategiche, quelle progettuali da quelle operative. 
Per me, in realtà, i due aspetti sono sempre andati insieme, anche quando nessuno me lo ha chiesto: non sono mai riuscita a fare qualcosa senza prima averla progettata e averle dato un senso.
Mi rendo conto, però, che ciascuna di queste due facce della medaglia contiene così tanti spunti, dettagli e angolazioni che tenerle insieme può creare confusione. E allora ho scelto di tenerle vicine quanto basta per segnalarne l'interdipendenza e separate quanto basta per distinguerle l'una dall'altra. 


venerdì 11 luglio 2008

Parole come immagini


Bellissima questa presentazione sul valore dei testi.
In un'epoca di effetti speciali e di immagini spettacolari, il contenuto sembra perdere significato se non è adeguatamente confezionato.
Ecco un bell'esempio di come il contenuto può diventare immagine e trasmettere tutto il suo significato. Senza bisogno di nient'altro.

mercoledì 9 luglio 2008

Siamo quello che pensiamo


Entusiasmante, oltre che estremamente attuale, questa presentazione sul potere creativo dei pensieri.
Condivido e sottoscrivo il contenuto, e rifletto sul fatto che il richiamo alla responsabilità personale del proprio destino e di quello di ciò che abbiamo intorno stia risuonando sempre più forte.
Il punto di vista contenuto in questa presentazione può apparire inverosimile, o addirittura vagamente velleitario.
Eppure se solo smettiamo di preoccuparci di prendere le distanze da ciò che non ci piace della nostra vita e lo assumiamo come nostra creazione, e se solo cominciamo a pensare a quello che vogliamo piuttosto che a quello che non vogliamo.... bè, allora.... non ci sono limiti a quello che possiamo essere e realizzare!

martedì 8 luglio 2008

Esercizio di scrittura - Revisione

L'altro ieri Valentina, una delle mie allieve, mi ha sottoposto una cartella stampa da cui ha tratto informazioni per scrivere un articolo di 1.200 battute.
Non volendo mi ha fornito una serie di spunti per questo blog, e di questo la ringrazio.
Mettendomi nei suoi panni e avendo visto quello che lei ha sottolineato, reputandolo utile per il fine che aveva, non ho potuto fare a meno di trasalire di fronte a testi così poco fluidi e, quindi, inefficaci.

Di seguito uno dei testi inseriti nella cartella stampa, tratto dal catalogo di una mostra. Ci ho lavorato un po', tanto per vedere l'effetto "prima e dopo la cura".

Testo originale: 259 parole
L’occasione di questo evento mi offre il destro per fare alcune brevi considerazioni che riguardano non solo il tema della mostra, ma anche le finalità stesse di una simile manifestazione e il concetto di valorizzazione e fruizione. Il riconoscimento dell’archeologia come disciplina utile alla collettività – al di là della rilevanza che in linea di principio a essa è data dalla Costituzione ma che poi si è smentita nella prassi dalla quota di bilancio nazionale assegnata a essa come alle altre componenti del patrimonio storico-artistico – è molto legata per noi “specialisti” alla possibilità di comunicare al pubblico il significato del nostro lavoro, l’importanza della ricerca e, soprattutto, della tutela del patrimonio culturale, dalla nostra capacità di divulgazione, ossia di comunicare attraverso le testimonianze del nostro passato, nel modo più vicino al linguaggio del nostro tempo, i diversi aspetti della vita quotidiana delle popolazioni che ci hanno preceduto sul territorio italiano.
Oltre al linguaggio, diviene quindi fondamentale la scelta del tema di una mostra: è necessario infatti che esso possa prevedere i diversi livelli di lettura, che vanno dal semplice apprezzamento del manufatto in quanto opera d’arte all’esame degli aspetti legati alla vita quotidiana, al culto, alla spiritualità, ai legami commerciali e culturali con altre popolazioni, alle vicende storiche legate al periodo rappresentato. Solo in questo modo sarà possibile far sentire l’oggetto antico portatore non solo di una bellezza o di una storia lontana, ma di dinamiche di relazioni articolate e complesse, non diversamente dagli oggetti che ci circondano, e coinvolgere così tutte le variegate tipologie di fruitori, peraltro sempre più esigenti.

1° intervento: asciugare il linguaggio, semplificare i periodi complessi, eliminare le ridondanze.

1° revisione 203 parole
Questo evento mi dà l’occasione per fare alcune considerazioni sul tema e le finalità della mostra e sui concetti di valorizzazione e fruizione.
Il riconoscimento dell’archeologia come disciplina utile alla collettività – in linea di principio data dalla Costituzione ma smentita nella prassi dalla quota di bilancio nazionale assegnata a essa e alle altre componenti del patrimonio storico-artistico – è legata per noi “specialisti” alla possibilità di comunicare al pubblico il significato del nostro lavoro, l’importanza della ricerca e, soprattutto, della tutela del patrimonio culturale. Ciò dipende dalla nostra capacità di comunicare, nel linguaggio del nostro tempo, che le testimonianze del passato illustrano i diversi aspetti della vita quotidiana delle popolazioni che ci hanno preceduto sul territorio italiano.
La scelta del tema di una mostra deve contenere diversi livelli di lettura, dal semplice apprezzamento del manufatto come opera d’arte all’esame degli aspetti legati alla vita quotidiana, al culto, alla spiritualità, ai legami commerciali e culturali con altre popolazioni, alle vicende storiche legate al periodo rappresentato. In questo modo sarà possibile far sentire l’oggetto antico portatore di una bellezza e una storia lontana ma anche di relazioni articolate e complesse, come gli oggetti che ci circondano, e coinvolgere così diversi tipi di fruitori, peraltro sempre più esigenti.


2° intervento di revisione: eliminare i periodi che non aggiungono significato, riformulare/riscrivere i passaggi farraginosi, eliminare altre ridondanze.

2° revisione 155 parole
Questo evento mi dà l’occasione per fare alcune considerazioni sul tema e le finalità della mostra e sui concetti di valorizzazione e fruizione.
Il riconoscimento dell’archeologia come disciplina utile alla collettività per noi “specialisti” vuol dire poter comunicare al pubblico il significato del nostro lavoro, l’importanza della ricerca e della tutela del patrimonio culturale. A noi spetta il compito di illustrare la vita quotidiana delle popolazioni che ci hanno preceduto attraverso le testimonianze del passato proposte nel linguaggio del nostro tempo.
Il tema di una mostra deve contenere diversi livelli di lettura, dall’apprezzamento del manufatto come opera d’arte all’esame degli aspetti legati alla vita quotidiana, al culto, alla spiritualità, ai legami commerciali e culturali con altre popolazioni, alle vicende storiche del periodo. In questo modo l’oggetto antico non sarà portatore solo di una bellezza e una storia lontana ma anche di relazioni articolate e complesse, coinvolgendo così diversi tipi di fruitori, peraltro sempre più esigenti.

lunedì 7 luglio 2008

La rivincita dell'umanità

E' ricca di spunti di riflessione questa presentazione sui social media.
Mi è piaciuta molto la definizione del passaggio dal monologo al dialogo e l'inevitabile conclusione che l'unica politica possibile per il futuro delle aziende è quella dell'onestà.
I numeri descrivono la realtà in modo immediato ed efficacissimo.
Quindi:
200 milioni di blog
1 milione di video su Youtube
1,5 milioni di residenti in Second Life
indicano chiaramente la strada per il futuro.

Se poi ci mettiamo che il 14% crede alla pubblicità mentre il 78% crede ai consigli di altri consumatori, mi pare evidente che l'inarrestabile rivincita dell'umanità sul business sia ormai avviata. E a quanto pare non sarà così facile fermarla!

venerdì 4 luglio 2008

Marketing liquido... quindi comunicazione


Bellissima questa presentazione di Maurizio Goetz. Ottimo il concetto di marketing liquido. Non posso che condividere e sottoscrivere la "liquidizzazione" del marketing, che pare destinato a dipendere e a coincidere con una comunicazione di qualità.

giovedì 3 luglio 2008

Quando i politici non fanno notizia

Sul sito della Ferpi è apparso un articolo di Piero Ichino sull'eterno conflitto tra politici e giornalisti.
La questione è vecchia, e pare destinata a non trovare soluzione.
I politici lamentano l'eccessiva semplificazione che i giornalisti fanno, spesso in modo approssimativo, di quanto dicono. E qualche volta le semplificazioni sono effettivamente grossolane, tanto da diventare inesattezze, più o meno volontarie.
I giornalisti, d'altra parte, devono necessariamente sintetizzare discorsi complessi e articolati, che contengono passaggi e sfumature magari rilevanti in ambito politico ma di nessuna importanza per i lettori.
Ferma restando l'abissale differenza tra semplificazione e inesattezza, quest'ultima inaccettabile d'ufficio, fa riflettere il fatto che, almeno in teoria, giornalisti e politici dovrebbero rivolgersi allo stesso pubblico.
Come mai allora, se gli interlocutori sono gli stessi, non si riesce a mettersi d'accordo sul modo di parlare con loro?
E fa riflettere anche un'altra considerazione: i giornalisti che diventano politici sono quelli che più degli altri sembrano avere problemi a relazionarsi con gli ex colleghi.
Penso, ad esempio, a Piero Marrazzo, che dalla grande visibilità di "Mi manda Raitre" è diventato l'invisibile Presidente della Regione Lazio.
Se entrambe le categorie, politici e giornalisti, sono per definizione al servizio del pubblico, dello stesso pubblico, perché le differenze nel perseguire il loro comune obiettivo sono ancora così inconciliabili?
Dov'è il corto circuito che porta a questo paradosso?
Osservando i fatti mi viene da chiedermi se qualcuno si è preoccupato di cosa pensa il "pubblico", che dovrebbe essere quello nell'interesse del quale entrambe queste categorie hanno ragione di esistere.
Essendo anch'io parte del "pubblico", avrei un paio di istanze da rappresentare:
1. I politici potrebbero evitare di parlarsi tra loro attraverso i mass media: se hanno qualcosa da dirsi che se la dicano e ci facciano sapere come è andata a finire; se vogliono andare sui giornali dicano qualcosa di "pubblica utilità".
2. I giornalisti potrebbero evitare di considerare opinioni e posizioni come notizie di "pubblica utilità". Non lo sono. Un terzo di telegiornale di pastone politico e raffiche di dichiarazioni su qualunque cosa è veramente troppo!

mercoledì 2 luglio 2008

Sei cappelli per scrivere


Sono più di vent'anni che Edward de Bono ha inventato la tecnica dei "Sei cappelli". Lui l'ha messa a punto per sviluppare il pensiero creativo e l'ha chiamata "pensiero laterale".
A ben guardare il pensiero laterale non è altro che la capacità di avere il maggior numero possibile di punti di vista su qualcosa per riuscire a guardarla a 360°.
Personalmente ho scoperto di essere, secondo la classificazione di de Bono, una "primaria pura", cioè una di quelle persone che segue il pensiero razionale per un po', poi se ne va per la tangente e arriva al risultato in un modo che agli altri sembra intuitivo o magico. Infatti alcuni dei miei amici più cari mi chiamano "strega"(nel qual caso piuttosto che di cappelli sarebbe più esatto parlare di "turbante").
E allora tanto vale confermare la fama e andarmene per la tangente anche stavolta!
Di seguito un po' di idee e di riflessioni (o intuizioni?) su come i sei cappelli possono essere utilizzati anche per il processo di scrittura.

Il cappello bianco
Un foglio di carta completamente bianco, cioè vuoto. E quindi neutro.
Il terrore di chiunque scriva. Aspetta di essere riempito.
Il cappello bianco ha a che fare con la raccolta di dati e informazioni.
Quali abbiamo?
Quali mancano?
Quali ci servirebbero?
Dove andarle a cercare?
Il cappello bianco è quello dell'obiettività: numeri, fonti sicure, niente opinioni, banditi i giudizi. Solo i fatti.

Il cappello rosso
Si intuisce: rosso come le emozioni, i sentimenti, le intuizioni, le sensazioni.
Il cappello rosso serve anche a "scrivere di getto", senza pensare, senza riflettere.
Lo abbiamo in testa ogni volta che ci viene un guizzo, che ci balena una frase, un titolo.
E allora è cruciale avere un pezzo di carta qualsiasi su cui appuntarlo, fosse pure la carta del pane.
I nostri testi, nella loro prima stesura, saranno probabilmente pieni di aggettivi. Sono loro quelli che connotano, descrivono, orientano la percezione.
Anche la punteggiatura in qualche modo ha la stessa funzione, ammesso che ci siamo ricordati di metterla!

Il cappello nero
E' quello del giudizio critico, della prudenza, della cautela.
Il simpatico "avvocato del diavolo" che ci sommerge di obiezioni, di "ma", di "perché". Quello che vuole una spiegazione per ogni parola e ci soffia continuamente nell'orecchio che "forse non si capisce".
E' un po' rompiscatole, anzi piuttosto molesto. Ma preziosissimo. Ci impedisce di fare errori gravi, ci mette continuamente alla prova per vedere se siamo capaci di fare di meglio. L'importante è che venga fuori "dopo" che abbiamo scritto. Se apparisse troppo presto potremmo decidere di mollare tutto e andare a farci un giro.

Il cappello giallo
E' quello dell'ottimismo e della visione logica e positiva delle cose.
Fatichiamo un po' a mettercelo. Più che altro dobbiamo deciderlo.
Non è incoscienza allo stato puro: la positività deve essere ben argomentata. Esattamente come le tesi che andiamo divulgando attraverso il nostro scritto.
Ha a che vedere con il come abbiamo organizzato la sequenza logica dei concetti, ma anche con la fluidità e la scorrevolezza.
Il cappello giallo è quello che ci serve indossare per controllare che il nostro testo sia coerente, e che le argomentazioni scivolino via senza intoppi.

Il cappello verde
E' il cappello delle idee nuove, della creazione, delle alternative.
Ci serve per trovare metafore, similitudini, paragoni, immagini. E' anche quello con cui possiamo chiederci se c'è un modo migliore, più diretto, più efficace per dire le stesse cose.
Con il cappello verde in testa possiamo farci tutte le domande che vogliamo:
si può dire in un altro modo?
quella parola si può sostituire?
ce n'è una migliore?
c'è un'immagine che può contribuire alla comprensibilità del testo?

Il cappello blu
E' la funzione del nostro pensiero che controlla il nostro pensiero.
E' il cappello della revisione finale e dell'attenzione critica.
E' il nostro editor che rilegge, riguarda, riformula, corregge, mette a posto.
Scopre anche, se ce ne sono, difetti e lacune logiche, decide e suggerisce quale cappello abbiamo bisogno di rimetterci in testa per fare un buon lavoro.
Se tutto funziona e abbiamo in testa il cappello blu... allora abbiamo davvero finito!

martedì 1 luglio 2008

Voglia di imparare


Molto bella questa presentazione di Frank Peters sulla voglia di imparare, o meglio su cosa ci aspettiamo di imparare. E' utile per chi insegna, come me, e per chi si dà da fare per cercare sempre qualcosa di nuovo.