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giovedì 3 luglio 2008

Quando i politici non fanno notizia

Sul sito della Ferpi è apparso un articolo di Piero Ichino sull'eterno conflitto tra politici e giornalisti.
La questione è vecchia, e pare destinata a non trovare soluzione.
I politici lamentano l'eccessiva semplificazione che i giornalisti fanno, spesso in modo approssimativo, di quanto dicono. E qualche volta le semplificazioni sono effettivamente grossolane, tanto da diventare inesattezze, più o meno volontarie.
I giornalisti, d'altra parte, devono necessariamente sintetizzare discorsi complessi e articolati, che contengono passaggi e sfumature magari rilevanti in ambito politico ma di nessuna importanza per i lettori.
Ferma restando l'abissale differenza tra semplificazione e inesattezza, quest'ultima inaccettabile d'ufficio, fa riflettere il fatto che, almeno in teoria, giornalisti e politici dovrebbero rivolgersi allo stesso pubblico.
Come mai allora, se gli interlocutori sono gli stessi, non si riesce a mettersi d'accordo sul modo di parlare con loro?
E fa riflettere anche un'altra considerazione: i giornalisti che diventano politici sono quelli che più degli altri sembrano avere problemi a relazionarsi con gli ex colleghi.
Penso, ad esempio, a Piero Marrazzo, che dalla grande visibilità di "Mi manda Raitre" è diventato l'invisibile Presidente della Regione Lazio.
Se entrambe le categorie, politici e giornalisti, sono per definizione al servizio del pubblico, dello stesso pubblico, perché le differenze nel perseguire il loro comune obiettivo sono ancora così inconciliabili?
Dov'è il corto circuito che porta a questo paradosso?
Osservando i fatti mi viene da chiedermi se qualcuno si è preoccupato di cosa pensa il "pubblico", che dovrebbe essere quello nell'interesse del quale entrambe queste categorie hanno ragione di esistere.
Essendo anch'io parte del "pubblico", avrei un paio di istanze da rappresentare:
1. I politici potrebbero evitare di parlarsi tra loro attraverso i mass media: se hanno qualcosa da dirsi che se la dicano e ci facciano sapere come è andata a finire; se vogliono andare sui giornali dicano qualcosa di "pubblica utilità".
2. I giornalisti potrebbero evitare di considerare opinioni e posizioni come notizie di "pubblica utilità". Non lo sono. Un terzo di telegiornale di pastone politico e raffiche di dichiarazioni su qualunque cosa è veramente troppo!

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