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lunedì 25 agosto 2008

Avventura in mare


Sono tornata alla base. Mai come stavolta contenta di esserci.
Come immaginavo la vacanza in barca è stata molto interessante. Certo, non avrei mai pensato che lo sarebbe stata così tanto, ma come al solito la realtà supera le aspettative.
Man mano che passano i giorni rifletto e scopro nuovi aspetti e nuovi significati di quello che ho vissuto e ogni volta mi sento più fortunata.
A rendere tutto più interessante ci ha pensato il mare.
Ci siamo trovati in una situazione difficile, che ha avuto l'effetto di far emergere in modo ancora più clamoroso ed evidente quello che in barca succede già di default: le maschere cadono in fretta e la vera natura delle persone emerge alla velocità della luce.
36 ore di navigazione con il mare forza 6 e 30 nodi di vento sono decisamente tante. Per me di sicuro troppe: ho retto al mal di mare per 12 ore, poi ha vinto lui e mi ha messa ko.
Circostanze come quella ti fanno vedere chiaro quanto è importante il modo di pensare, il modo di reagire, il modo di "stare" e di intervenire.
Capisci cosa è utile pensare e cosa no, dove è meglio indirizzare le energie, come dosare le forze, come gestire tutti gli aspetti cruciali, che abisso di differenza c'è tra l'arroganza della sfida e l'umiltà dell'essere flessibili.
Siamo felicemente arrivati, alla fine: abbiamo cambiato obiettivo, per fortuna, e ci è andata bene.
Questa esperienza, intensissima, mi è servita a verificare e confermare alcune convinzioni:
1. paga essere flessibili: bisogna saper modificare priorità, atteggiamenti, obiettivi e tempi;
2. qualsiasi difficoltà è temporanea: prima o poi finisce;
3. qualsiasi circostanza può esserci avversa o alleata: siamo noi a scegliere come considerare quello che ci accade e ad agire di conseguenza;
4. è molto più utile pensare a quello che si vuole ottenere piuttosto che a ciò da cui si vuole fuggire o che si vuole evitare;
5. chiunque di noi ha infinite capacità e possibilità: se ci credessimo e le manifestassimo spontaneamente non avremmo bisogno di circostanze estreme per far emergere tutto il nostro potenziale.

mercoledì 6 agosto 2008

Si va in vacanza!

Come molti in questo periodo anch'io sto cercando di riposare dopo le fatiche di un anno di lavoro.
Ne approfitterò per leggere molto, andare al mare, vedere gente simpatica e soprattutto fuggire dal caldo, che a Roma è veramente insopportabile.
Ho scoperto un libro molto interessante: si chiama Il Segreto. Affascinante e molto vero. Un bell'incoraggiamento e una bella iniezione di fiducia e ottimismo!
Sarà uno dei libri che porterò con me in barca, insieme ad altri. Così al ritorno avrò nuovi materiali e nuove idee da condividere.
Auguro a tutti voi che avete la pazienza di leggermi di passare un fantastico mese di agosto.

lunedì 4 agosto 2008

Scrivere un business plan 2

Dovendo scrivere un business plan il primo problema da porsi è quello del formato.
Questione tutt'altro che semplice.
Partiamo dal contenuto: il business plan deve contenere tutte le informazioni sull’impresa,
il mercato, i concorrenti, l'organizzazione e gli aspetti economici e finanziari dell’attività.

Ciascuna di queste voci dovrebbe contenere aspetti che ne descrivano le qualità e ne quantifichino la consistenza ed essere formulata in modo sintetico ma esauriente.

Il documento deve descrivere la realtà in termini quantitativi attribuendo loro significato di tipo qualitativo. In altre parole deve contenere numeri, per definizione oggettivi, e valutazioni su quei numeri, per definizione soggettive.

E qui si comincia a capire che di certezze ce ne sono ben poche. Ma niente paura: tra un po' spariranno del tutto!

Di seguito e nei prossimi post descriverò i passaggi logici necessari per formulare un business plan, integrati da quello che ho imparato in più di dieci anni di docenze, anni passati ad osservare, a cercare di vedere oltre, a cogliere segnali di cui non si trova traccia scritta ma che fanno davvero la differenza.
In questi post troverete le domande che si fanno e quelle che non si fanno ma si dovrebbero fare, gli aspetti che vengono passati al setaccio e quelli di cui neanche ci si accorge.

1° punto: la descrizione dell'idea o dell'attività
Nonostante le apparenze, a molti dei miei allievi, anche a quelli che hanno già avviato le loro attività, risulta difficile descrivere cosa fanno. Se devono raccontarlo nessun problema, se lo devono scrivere panico assoluto.
Il trucco a cui ricorro spesso è quello di farmi raccontare quello che fanno. Quando hanno finito, gli sorrido e gli dico "Bene, adesso lo scrivi esattamente come lo hai detto a me!".
Di solito funziona.

Integrerei la semplice descrizione dell'attività con domande tipo: in che modo cambierai in meglio la vita delle persone? Che contributo stai dando al mondo che ti circonda? A quale istanza stai rispondendo? Quanti sorrisi hai per le persone che verranno da te?


2° punto: cosa serve per realizzarla?
Qui cominciano i dolori: di cosa ho bisogno per realizzare l'idea? Cosa mi serve? Quanto costa?
Di solito il necessario a realizzare un'attività rientra nelle macrocategorie di macchinari, attrezzature, utensili, arredi, computer e software.

Io inserirei anche altre voci, difficilmente quantificabili, ma che so essere cruciali molto più di quelle materiali: quanto ci credi? Quanta passione ci metterai? Quanta parte di te sei disposto a mettere in gioco? Quale ideale stai realizzando? Come reagirai se le cose andassero in modo diverso da come te le aspetti?
Bene: Ora abbiamo capito cosa fare, cosa serve e cosa siamo disposti a fare.
Adesso bisogna capire se interessa a qualcuno, cioè se stiamo costruendo un ponte verso altre persone o una palizzata.