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mercoledì 30 aprile 2008

Definizioni di realtà


Ovvero... se vuoi le risposte impara a fare le domande!
Le parole servono, prima di tutto, a definire la realtà. E quindi anche i problemi.
La buona definizione di un problema aiuta enormemente a procedere verso la soluzione.
Umberto Santucci, ottimo comunicatore che ho avuto la fortuna di conoscere e da cui ho imparato moltissimo, si sta dedicando da anni proprio a questo: l'arte di definire i problemi.
Geniale il modo in cui presenta il suo lavoro. "Se hai qualche problema ti aiuto a risolverlo. Se non ce l'hai ti aiuto a crearlo."
E' uno degli esempi più riusciti di come, usando bene le parole, si possa organizzare il pensiero e l'azione senza lasciarsi soverchiare dalla realtà.

lunedì 28 aprile 2008

Esercizi di grammatica


Insegnando scrittura nelle scuole di specializzazione per laureati e professionisti ho notato difficoltà ricorrenti che derivano dalla scarsa conoscenza della grammatica, dell'analisi logica e dell'analisi del periodo.
Pensavo di poterle dare per scontate, ero convinta che nessuno sarebbe caduto dalla sedia al solo sentir nominare la "consecutio temporum". E invece mi sbagliavo.
Ho approfondito. Ho parlato con insegnanti delle elementari, delle medie e del liceo. E ho scoperto che queste cose non si insegnano più, e da parecchio.
D'altra parte come si fa ad ammettere di non sapere cos'è un congiuntivo, qual è il passato remoto di "soccombere" (a proposito, qual è?) quando si è professionisti più o meno affermati?
Ci ho fatto caso: tutti parlano, e scrivono, all'indicativo presente. Al massimo un passato prossimo buttato lì, tanto per far sapere che un fatto è accaduto prima di adesso.
I ragazzi, poi, con il linguaggio degli sms stanno diventando autistici. Leggendo i loro messaggi, anche sui blog, ogni tanto mi viene da urlare COMPRA UNA VOCALE!!!
E allora, prima di rassegnarmi, mi sono data da fare e ho trovato questi divertenti esercizi di grammatica. Se volete cimentarvi...accomodatevi!

sabato 26 aprile 2008

Marketing non convenzionale


E' la nuova frontiera del marketing, ed ha molto a che fare con la comunicazione.
Il marketing non convenzionale, discendente diretto del Manifesto di Cluetrain, sta dilagando. Eccovi i 10 principi fondamentali del Marketing Non-Convenzionale, scritti in questa forma da Alex Giordano e Mirko Pallera di NinjaMarketing.it


venerdì 25 aprile 2008

Scrivere per comunicare


Sembra un'ovvietà: è chiaro che si scrive per comunicare. Eppure ovvio non è, e nemmeno scontato.
Che si scriva non c'è dubbio. Che scrivendo si comunichi bene, invece, non è altrettanto "automatico", anzi.
La scrittura in ambito professionale dovrebbe assolvere alla funzione di trasferire messaggi e contenuti in modo efficace, cioè utile rispetto all'obiettivo da raggiungere.
E' radicalmente diversa dalla scrittura creativa, che privilegia l'espressione di sé, senza altre regole se non quelle della grammatica (!!!) e quelle che lo scrittore si autoprescrive.
Tuttavia è altrettanto vincolata all'intrattenimento, alla scorrevolezza, all'incisività, alla giustezza espressiva.
Come quadrare il cerchio, allora?
Partendo dalle basi, e cioè riflettendo su cosa voglia davvero dire "comunicare".
Comunicare non è trasferire informazioni: si comunica anche con il silenzio.
Comunicare non è convincere.
Comunicare non è accreditarsi.

Comunicare è stabilire, mantenere e coltivare relazioni.
Una relazione presuppone la presenza di almeno due persone, presuppone che tra loro avvenga uno scambio, che questo scambio le influenzi e ne modifichi il comportamento nel tempo.
Le relazioni sono dinamiche, mutevoli, in divenire e altrettanto deve esserlo la comunicazione, che ne è fondamento e mezzo espressivo.
Dove c'è relazione c'è comunicazione, insomma. E dove c'è buona comunicazione di solito ci sono anche buone relazioni.

mercoledì 23 aprile 2008

Cos'è la scrittura


Quasi tutti (quindi NON tutti) i linguaggi verbali hanno una trasposizione con un altro mezzo dell'informazione: la scrittura.
Esistono due tipi principali di sistemi di scrittura:
scritture pittografiche o ideografiche che trasmettono direttamente il significato
scritture sillabiche o alfabetiche che rispecchiano la forma parlata della lingua, cioè ne trascrivono i suoni.
La differenza fondamentale tra i due tipi di scrittura ha direttamente a che vedere con la formazione e l'organizzazione del pensiero: chi usa le scritture ideografiche ragiona per "concetti", chi usa le scritture sillabiche ragiona per "parole".
In giapponese ogni ideogramma corrisponde a un concetto. La combinazione di ideogrammi, quindi, produce accostamento di concetti che si traducono in parole.
Noi, che usiamo la scrittura sillabica, facciamo il percorso all'inverso: produciamo concetti accostando le parole.
Il che è più semplice, tanto è vero che la maggior parte delle lingue moderne usa un sistema di scrittura alfabetico: ogni segno ha il proprio suono.
In questo modo, conoscendo le regole della grammatica, possiamo capire il significato di ciò che leggiamo. Pare che insegnarla sia passato di moda. E si vede.

Comunicazione strategica


Molto ben fatta questa presentazione sui concetti chiave della comunicazione efficace.
Contiene tutti i principi ispiratori della buona comunicazione, cioè dei presupposti naturali della buona scrittura.



martedì 22 aprile 2008

Scrittura efficace 1

Quali sono i testi efficaci ? Sono quelli che raggiungono l’obiettivo, che sanno parlare al lettore, o, meglio ancora, sono concepiti pensando al lettore.
Gli italiani, in genere, scrivono in modo ridondante, infarcendo i periodi di incisi, subordinate di tutti i generi e, per completare l'opera, mettono la principale alla fine.
Risultato: testi contorti, complicati, di quelli che li devi leggere quattro volte per capire cosa dicono.
Niente di più sbagliato, e dal nostro punto di vista, evidentemente inefficace.
Quindi la prima regola per scrivere testi efficaci è quella di tenere sotto controllo la lunghezza dei periodi.

1° regola della scrittura efficace: usate periodi brevi.
C'è in metodo infallibile per capire se un periodo è troppo lungo: leggerlo a voce alta. Se si rimane senza fiato prima di arrivare al punto…è il caso di tagliare!

Un esempio? Eccolo:
“La forte domanda di macchine pone in evidenza una situazione che sembra beneficiare dei sintomi di ripresa e in considerazione di ciò si propende per un rilancio del potenziamento delle azioni promozionali e propagandistiche.”

Con un punto in mezzo....cambia tutto!
“La forte domanda di macchine pone in evidenza una situazione che sembra beneficiare dei sintomi di ripresa. In considerazione di ciò si propende per un rilancio del potenziamento delle azioni promozionali e propagandistiche.”

lunedì 21 aprile 2008

Buona comunicazione

Sabato e domenica scorsi ho frequentato il corso Alitalia Voglia di volare.
Oltre ad esprimere apprezzamento e gratitudine a Luca Evangelisti, Ilaria Petrini, Stefano Cignoni e Alberto Colautti, lo segnalo come esempio di buona comunicazione, e cioè di come si può usare bene la comunicazione partendo dal punto di vista dei destinatari e avendo chiari gli obiettivi da raggiungere.
Quando un problema viene impostato così e ci sono le competenze per scegliere il modo di affrontarlo è molto più probabile che i risultati si raggiungano in breve tempo.
E così è stato in questa occasione: 15 persone terrorizzate all'idea di salire su un aereo hanno raggiunto e superato gli obiettivi che si erano date. Per alcuni si trattava di riuscire a salire sull'aereo, per altre di arrivare ad allacciare la cintura, per altre ancora di riuscire a partire.
E' andata finire che non solo ci siamo riusciti tutti ma ci siamo anche divertiti da morire!

sabato 19 aprile 2008

Le 95 tesi di Cluetrain

Il libro ormai è introvabile.
Il sito le contiene in inglese.
Eppure sono il fondamento del nuovo modo di intendere la comunicazione d'impresa che, da quando esistono, non è più stata la stessa.
O meglio non può più permettersi di essere la stessa.

1. I mercati sono conversazioni.

2. I mercati sono fatti di esseri umani, non di segmenti demografici.

3. Le conversazioni tra esseri mani hanno un suono umano. Si svolgono con voce umana.

4. Sia che si comunichi informazioni, opinioni, prospettive, dissenso o un’osservazione salace, la voce umana è aperta, naturale, non artificiosa.

5. Le persone si riconoscono come tali dal suono di questa voce.

6. Internet dà agli esseri umani la possibilità di conversare in un modo che era semplicemente impossibile nell’era dei mass media.

7. I link ipertestuali sovvertono le gerarchie.

8. Sia nei mercati connessi via Internet sia tra i dipendenti collegati sulle intranet, le persone si parlano in un modo nuovo, molto più efficace.

9. Queste conversazioni in Rete stanno facendo nascere nuove forme di organizzazione sociale e nuovi scambi di conoscenze.

10. Il risultato è che i consumatori stanno diventando più intelligenti, più informati, più organizzati. Diventare partecipanti attivi di un mercato in Rete cambia profondamente le persone.

11. Le persone che formano questi nuovi mercati in Rete hanno capito che possono ottenere più informazioni e sostegno parlando tra loro, piuttosto che con chi vende. Tanti saluti alla retorica aziendale per promuovere e “aggiungere valore” ai prodotti.

12. Non ci sono segreti. Il mercato online conosce i prodotti meglio delle aziende stesse. E diffonde a tutti la propria opinione, buona o cattiva che sia.

13. Ciò che si sta verificando tra i consumatori sta avvenendo anche tra i dipendenti. L’entità metafisica chiamata “Azienda” è la sola cosa che li divide.

14. Le grandi aziende non parlano con la stessa voce che caratterizza questa nuova conversazione in Rete. Vogliono rivolgersi a un pubblico online, ma la loro voce suona vuota, letteralmente inumana.

15. Nel giro di pochi anni, l’attuale voce omogeneizzata del business – il tono della missione aziendale e delle brochures – sembrerà artefatta e artificiale quanto il linguaggio della corte francese del Settecento.

16. Già oggi le aziende che parlano il linguaggio degli imbonitori pubblicitari e delle messinscene promozionali non hanno più un pubblico.

17. Le aziende si stanno facendo grosse illusioni se credono che i loro mercati siano uguali al target delle loro pubblicità televisive.

18. Le aziende che non capiscono che i loro mercati sono ormai una Rete tra singoli individui, sempre più intelligenti e coinvolti, stanno perdendo la loro migliore occasione.

19. Oggi le aziende possono comunicare direttamente con i loro mercati. Se non sfruttano questa opportunità, sprecano la loro ultima occasione.

20. Le aziende devono rendersi conto che i loro mercati ridono spesso. Di loro.

21. Le aziende dovrebbero sorridere un po’ e prendersi meno sul serio. Hanno bisogno di un po’ di senso dell’umorismo.

22. Avere senso dell’umorismo non significa mettere qualche barzelletta sul sito Web aziendale. Significa avere valori, umiltà, schiettezza e onestà.

23. Le aziende che cercano di “posizionarsi strategicamente” devono prendere posizione. Possibilmente su qualcosa che interessi davvero al loro mercato.

24. Darsi delle arie con frasi pompose tipo “Siamo posizionati per diventare il primo fornitore di XYZ” non costituisce in sé un posizionamento strategico.

25. Le aziende devono scendere dalle loro torri d’avorio e parlare con le persone con le quali vogliono entrare in contatto.

26. Le Pubbliche Relazioni non si mettono per niente in relazione con il pubblico. Le aziende hanno una paura tremenda dei loro mercati.

27. Con il loro linguaggio inverosimile, poco invitante e arrogante le aziende tengono i mercati alla larga.

28. Molti progetti di marketing si basano sulla paura che il mercato possa vedere cosa succede realmente all’interno delle aziende.

29. Elvis l’ha detto meglio di tutti nella canzone Suspicious Minds “Non possiamo andare avanti sospettandoci a vicenda”.

30. La fedeltà ad una marca è la versione aziendale della coppia fissa, ma la rottura è inevitabile ed è in arrivo. Dato che sono in Rete, i mercati intelligenti possono rimettere in discussione le loro relazioni con incredibile rapidità.

31. I mercati in Rete possono cambiare fornitore dalla sera alla mattina. Chi lavora su Internet può cambiare datore di lavoro nel giro di un’ora, durante la pausa pranzo. Le cosiddette “iniziative di downsizing” di aziende che licenziano a tutto spiano ci hanno abituato a questa domanda: “Ma la fedeltà cos’è?”.

32. I mercati intelligenti troveranno fornitori che parlano il loro stesso linguaggio.

33. Parlare con voce umana non è un gioco di società. Non si impara certo partecipando a qualche convegno esclusivo.

34. Per parlare con voce umana, le aziende devono condividere gli interessi della loro comunità.

35. Ma prima devono appartenere ad una comunità.

36. Le aziende devono chiedersi fino a dove si estenda la loro mentalità di impresa.

37. Se questa loro mentalità non arriva a coinvolgere la comunità, allora non hanno mercato.

38. Le comunità umane sono basate sulla comunicazione – discorsi umani su problemi umani.

39. La comunità basata sulla comunicazione è il mercato.

40. Le aziende che non appartengono a una comunità basata sulla comunicazione sono destinate a morire.

41. Le aziende hanno una fede quasi religiosa nelle misure di protezione, ma si tratta in gran parte di manovre diversive. La maggior parte delle imprese vuole difendersi non tanto dai concorrenti quanto dal proprio mercato e dagli stessi dipendenti.

42. Come per i mercati in Rete, le persone si parlano direttamente anche dentro l’azienda – e non parlano solo di regole e regolamenti, comunicazioni della direzione, profitti e perdite.

43. Queste conversazioni si svolgono oggi sulle intranet aziendali. Ma solo quando ci sono le condizioni necessarie.

44. Di solito le aziende impongono l’intranet dall’alto, per distribuire documenti sulle politiche del personale ed altre informazioni aziendali che i dipendenti fanno del loro meglio per ignorare.

45. Le intranet tendono a schivare la noia. Le migliori sono quelle costruite dal basso da singole persone che si uniscono per dare vita a qualcosa di molto più valido: una conversazione aziendale in Rete.

46. Una intranet efficiente organizza i dipendenti nel più ampio significato del termine. Il suo effetto è più radicale di qualsiasi programma sindacale.

47. Se questo spaventa a morte le aziende, è pur vero che esse dipendono fortemente dalle intranet aperte per far emergere e condividere le conoscenze più importanti. Devono resistere all’impulso di “migliorare” o tenere sotto controllo queste conversazioni in Rete.

48. Quando le intranet aziendali non sono condizionate da timori o da un eccesso di regole, incoraggiano un tipo di conversazione molto simile a quella dei mercati in Rete.

49. Gli organigrammi funzionavano nella vecchia economia in cui i progetti aziendali dovevano
essere ben compresi da tutta la piramide gerarchica, e gli ordini dettagliati venivano imposti dall’alto.

50. Oggi l’organigramma è fatto di collegamenti ipertestuali, non di gerarchie. Il rispetto per chi possiede conoscenze di prima mano prevale su quello per l’autorità astratta.

51. Gli stili di management basati sul comando e sul controllo derivano dalla burocrazia, dai deliri di onnipotenza e da una cultura della paranoia – e al tempo stesso li rafforzano.

52. La paranoia uccide la conversazione. E’ quello il suo scopo. Ma la mancanza di conversazioni parte uccide le aziende.

53. Ci sono due tipi di conversazioni in corso. Una all’interno dell’azienda, l’altra con il mercato.

54. Nella maggior parte dei casi nessuna di queste due conversazioni sta procedendo molto bene. Alla base del fallimento ci sono quasi sempre le vecchie idee di comando e controllo.

55. Come politiche d’impresa, queste vecchie idee sono molto nocive. Come strumenti, non funzionano. Comando e controllo sono percepiti con ostilità dai “knowledge worker” sulle intranet aziendali e generano sfiducia tra i mercati in Internet.

56. Queste due conversazioni vogliono incontrarsi. Parlano lo stesso linguaggio. Si riconoscono a vicenda dalla voce.

57. Le aziende intelligenti si faranno da parte per far accadere il prima possibile quello che ormai è inevitabile.

58. Se prendiamo la volontà di farsi da parte come parametro per misurare il loro quoziente intellettivo, non ci resta che constatare quanto rare siano le aziende che dimostrano di aver aperto gli occhi.

59. Ormai sono milioni le persone in Rete che, seppure in modo subliminale, percepiscono le aziende come grandi finzioni legali, che fanno di tutto per impedire l’incontro di queste conversazioni.

60. Questa è una tendenza suicida. I mercati vogliono parlare con le aziende.

61. Il problema è che quella parte dell’azienda con la quale vogliono parlare è spesso nascosta dietro la cortina fumogena del battage pubblicitario, il cui linguaggio suona falso – e spesso lo è.

62. I mercati non vogliono parlare con i pierre, i pubblicitari e gli imbonitori. Vogliono partecipare alle conversazioni che si svolgono dietro ai firewall di protezione delle reti aziendali.

63. Toglietevi la maschera, parlate come persone: quei mercati siamo noi. Vogliamo parlare con voi.

64. Vogliamo accedere alle vostre informazioni, ai vostri progetti, alle vostre strategie, alle vostre migliori idee, alle vostre vere conoscenze. Non ci accontenteremo delle vostre brochure in quadricromia, né dei vostri siti Web stracolmi di eleganti trovate grafiche ma senza alcuna sostanza.

65. Noi siamo anche quegli stessi dipendenti che fanno andare avanti le vostre aziende. Vogliamo parlare ai clienti direttamente, con le nostre voci e non con le solite banalità scritte nel copione.

66. Sia come consumatori sia come dipendenti ne abbiano le scatole piene di ottenere le vostre informazioni attraverso il telecomando. Che bisogno c’è di bilanci annuali senza volto e di ricerche esterne di mercato per poterci conoscere l’un l’altro?

67. Come mercati, come dipendenti, ci domandiamo perché non ci ascoltate. Sembra che parliate una lingua diversa.

68. Il linguaggio presuntuoso e pieno di sé che amate sfoggiare – sulla stampa, ai congressi – cosa c’entra con noi?

69. Forse riuscirete a fare colpo sui vostri investitori e sugli azionisti di Wall Street, ma di certo non fate colpo su di noi.

70. Se non fate colpo su di noi, i vostri investitori si prenderanno una bella botta in borsa e ci rimetteranno un sacco di soldi. Non lo capiscono? Se lo capissero, non vi lascerebbero parlare così.

71. Le vostre stanche idee di “mercato” ci fanno addormentare. Non ci riconosciamo nelle vostre previsioni - forse perché sappiamo di stare già da un’altra parte.

72. Questo nuovo mercato ci piace molto di più. Anzi, lo stiamo creando noi.

73. Siete invitati, ma è il nostro mondo. Toglietevi le scarpe all’entrata. Se volete trattare con noi, scendete dal cammello.

74. Siamo immuni alla pubblicità. Lasciatela perdere.

75. Se volete che parliamo con voi, diteci qualcosa. E che sia qualcosa di interessante, tanto per cambiare.

76. Abbiamo anche noi qualche idea da proporvi: che ne dite di nuovi prodotti che siano utili sul serio, o di servizi migliori e più efficienti? Tutta roba che pagheremmo volentieri. Avete un minuto?

77. Siete troppo occupati con i vostri “affari” per rispondere ai nostri e-mail? Oddio, scusateci tanto, torneremo dopo. Forse.

78. Volete i nostri soldi? Noi invece vogliamo la vostra attenzione.

79. Abbandonate i trip, uscite dalle vostre nevrosi, venite alla festa.

80. Niente paura, potete ancora fare soldi. A patto che non sia l’unica cosa che avete in mente.

81. Avete notato che di per sé i soldi sono un argomento un po’ monotono e noioso? Di cos’altro possiamo parlare?

82. Il vostro prodotto si è rotto. Perché? Vorremmo parlare col tizio che l’ha fatto. La vostra strategia aziendale non ha senso. Vorremmo scambiare due parole con l’amministratore delegato. Che vuol dire che “non c’è”?

83. Vorremmo che prendeste sul serio 50 milioni di noi tanto quanto prendete sul serio un solo reporter del “Wall Street Journal”.

84. Conosciamo alcune persone che lavorano nella vostra azienda. Sono piuttosto simpatici quando sono online. Ne nascondete altri così? Possono uscire a giocare anche loro?

85. Quando abbiamo delle domande, ci rivolgiamo gli uni agli altri per ottenere risposte. Se voi non foste così dittatoriali con i “vostri” dipendenti, ci rivolgeremmo anche a loro.

86. Quando non siamo impegnati a farvi da “target di mercato”, siamo anche vostri dipendenti. Preferiremmo chiacchierare online con gli amici piuttosto che guardare l’orologio ogni cinque minuti. Potremmo così far conoscere l’azienda molto più di quello che riesce a fare il vostro sito Internet da un milione di dollari. Ma voi dite che parlare ai mercati è compito della Divisione Marketing.

87. Oh, come ci piacerebbe farvi capire cosa sta succedendo qui. Sarebbe davvero bello…non illudetevi però: non stiamo perdendo il sonno.

88. Abbiamo di meglio da fare che pensare se riuscirete a cambiare in tempo per convincerci. Il business è solo una parte della nostra vita. Per voi invece è tutto: chi ha bisogno di chi?

89. Il nostro potere è reale e lo sappiamo. Se ancora non avete visto la luce, arriverà qualcuno più attento, più interessante, più divertente con cui giocare.

90. Anche nei suoi momenti peggiori, il nostro nuovo modo di comunicare è più interessante
della maggior parte delle fiere commerciali, più divertente di qualsiasi sitcom televisiva, e certamente più realistico di qualsiasi sito Web aziendale che abbiamo visto finora.

91. La nostra lealtà è verso noi stessi – e i nostri amici, i nostri nuovi alleati, anche i nostri
compagni di giochi. Le aziende che non fanno parte di questo mondo non hanno nemmeno un futuro.

92. Le aziende hanno speso miliardi di dollari per il millennium bug. Come fanno a non sentire invece la bomba a orologeria dei nuovi mercati? La posta in gioco è persino più alta.

93. Siamo dentro e fuori le aziende. I confini che separano le nostre conversazioni ci sembrano oggi un muro invalicabile, ma in realtà sono solo una seccatura. Sappiamo che stanno crollando. Lavoreremo da entrambe le parti per farli crollare.

94. Le conversazioni online possono sembrare confuse alle aziende tradizionali. Ma noi ci stiamo organizzando più rapidamente di loro. Abbiamo strumenti migliori, più idee nuove, nessuna regola che ci rallenti.

95. Ci stiamo svegliando e collegando tra di noi attraverso mille link. Stiamo a guardare. Ma non stiamo ad aspettare.

venerdì 18 aprile 2008

Grammatica surreale

Questi consigli surreali venivano impartiti, nel 1960, da Ennio Flaiano ad un giovane analfabeta aspirante scrittore perché attratto dai numerosi premi letterari.
Non sono invecchiati. Umoristici, a volte demenziali, sono uno spunto per sorridere e riflettere nella selva dei consigli serissimi che scrittori danno ad altri scrittori.

Chi apre il periodo, lo chiuda
È pericoloso sporgersi dal capitolo
Cedete il condizionale alle persone anziane, alle donne e agli invalidi
Lasciate l’avverbio dove vorreste trovarlo
Chi tocca l’apostrofo muore
Abolito l’articolo, non si accettano reclami
La persona educata non sputa sul componimento
Non usare l’esclamativo dopo le 22
Non si risponde degli aggettivi incustoditi
Per gli anacoluti servirsi del cestino
Tenere i soggetti al guinzaglio
Non calpestare le metafore
I punti di sospensione si pagano a parte
Non usare le sdrucciole se la strada è bagnata
Per le rime rivolgersi al portiere
L’uso del dialetto è vietato ai minori di 16 anni
È vietato servirsi del sonetto durante le fermate
È vietato aprire le parentesi durante la corsa
Nulla è dovuto al poeta per il recapito

Decalogo del business writing



Non male questa presentazione sulle basi del business writing.
Un decalogo di base su cosa è importante e perché nella scrittura professionale.
Noi siamo stati educati alla ridondanza, ai periodi lunghi e contorti.
L'esatto contrario di quello che ci serve nella vita di tutti i giorni.

martedì 15 aprile 2008

Perché il PDL ha vinto

Anche se è obsoleto parlare di "par condicio", ho fatto lo stesso lavoro di estrapolazione con il programma del PDL.
Sempre per "par condicio" premetto che tutto il testo del programma è di 3.594 parole e che corsivi e grassetti c'erano già.

7 missioni per il futuro dell’Italia

Rilanciare lo sviluppo
Sostenere la famiglia
Più sicurezza, più giustizia
I servizi ai cittadini
Il Sud
Il federalismo
Un piano straordinario di finanza pubblica

Rilanciare lo sviluppo
1. Un nuovo fisco per le imprese
2. Infrastrutture, nuove fonti di energia e telecomunicazioni
3. Lavoro
4. Liberalizzazioni
5. Sostegno al “Made in Italy”
6. Riorganizzazione e digitalizzazione della Pubblica Amministrazione

Sostenere la famiglia, dare ai giovani un futuro
1. Meno tasse
2. Una casa per tutti
3. Migliori servizi sociali
4. Dare ai giovani un futuro

Più sicurezza, più giustizia
1. Più sicurezza
2. Più giustizia

I Servizi ai cittadini
1. Sanità
2. Scuola, università, ricerca e cultura
3. Ambiente

Il Sud
Noi vogliamo un’Italia che finalmente superi, attraverso un impegno straordinario, il drammatico divario tra Nord e Sud, realizzando una politica che valorizzi la responsabilità dei territori e metta a frutto tutte le energie presenti nel Paese.

Il Federalismo
La riforma del Titolo V della Costituzione ha posto le premesse per avviare un ampio processo di trasferimento di poteri dal centro alla periferia.
Per il riconoscimento di una effettiva autonomia delle Regioni
e degli enti locali occorre realizzare il federalismo fiscale,
che comporta il trasferimento di risorse finanziarie dal centro
alla periferia, a parità di spesa pubblica e di pressione fiscale
complessiva.

Un piano straordinario di finanza pubblica
Non aumenteremo dunque la pressione fiscale.
Anzi ci sforzeremo di ridurla.
Fermo l’obiettivo di contrasto e di recupero dell’evasione fiscale.
Il nostro impegno sarà all’opposto sul lato della spesa pubblica,
che ridurremo nella sua parte eccessiva, non di garanzia
sociale, e perciò comprimibile.
A partire dal costo della politica e dell’apparato burocratico
(ad esempio delle Province inutili).

Ancora qualche dubbio?

Perché il PD ha perso 2

Per dare un "taglio semantico" alla titanica impresa di leggere TUTTO il programma del PD ho reputato sufficiente estrapolare dal testo i titoli di capitoli e sezioni. Un'avvertenza: corsivi e grassetti sono opera mia!

L'ITALIA NEL MONDO CHE CAMBIA

1 - PER LO SVILUPPO DI QUALITA'

2 - I QUATTRO PROBLEMI DEL PAESE
2a - L'Efficienza economica e la qualità dello sviluppo
2b - La disuguaglianza
2c - Le libertà
2d - La qualità della democrazia

3 - IL PROGETTO: DIECI PILASTRI E UN METODO

4 - DODICI AZIONI DI GOVERNO

1. FINANZA PUBBLICA
a) Spendere meglio e meno
b) Valorizzare l'attivo patrimoniale

2. PER UN FISCO AMICO DELLO SVILUPPO
a) Detrazione IRPEF più alta
b) Riduzione delle aliquote IRPEF
c) Credito d'imposta per le lavoratrici
d) Meno tasse sul salario di produttività
e) Semplificazione fiscale per 2 milioni di imprenditori
f) Dote fiscale dei figli
g) Detraibilità di una quota fissa dell'affitto
h) Per imprese più forti e capitalizzate
i) Federalismo fiscale e infrastrutturale

3. CITTADINI E IMPRESE PIÙ SICURE
a) Più agenti in divisa per strada, più tecnologia in città
b) Più certezza ed effettività della pena

4. DIRITTO ALLA GIUSTIZIA GIUSTA, IN TEMPI RAGIONEVOLI
a) Ridurre i tempi e aumentare l’efficienza della giustizia
b) Intercettazioni sì, violazione dei diritti individuali no
c) Per l'autodeterminazione del paziente
d) Diritti della persona che convive stabilmente

5. L'AMBIENTALISMO DEL FARE
a) Energia pulita, più abbondante, meno cara
b) Nuove tecnologie urbane: 3 città in cui sperimentare
c) Il "diritto" alla larga banda
d) Slegare il trasporto urbano e treni decenti per i pendolari
e) Infrastrutture: proporre, valutare, decidere...
f) Stadi: costruirne nuovi e privatizzare i vecchi

6. STATO SOCIALE: PIÙ EGUAGLIANZA E PIÙ SOSTEGNO ALLA FAMIGLIA, PER CRESCERE MEGLIO
a) Infortuni sul lavoro: premiare chi investe in sicurezza
b) Sono le donne l'asso dello sviluppo
c) Asili nido per tutti e bambini più felici, dai primi giorni di vita
d) Sostenere le retribuzioni basse: garantire un compenso minimo
e) Rendere sostenibile la flessibilità e combattere la precarietà
f) Favorire l’accesso dei giovani al lavoro stabile
g) Contratti "atipici"? Devono costare di più
h) Dare credito alla creatività
i) Per un vero mercato delle case in affitto
j) Per l'invecchiamento attivo
k) Il buono-servizio per i non autosufficienti e i diversamente abili
l) Governare l’immigrazione per non subirla
m) Sanità: più imprenditorialità, meno intrusioni della politica
n) Attuare la 194, in tutte le sue parti

7. CULTURA, SCUOLA, UNIVERSITÀ E RICERCA: PIÙ AUTONOMIA, PER L'EQUITÀ E L'ECCELLENZA
a) Scuola: quattro obiettivi precisi
b) Autonomia fa migliore educazione
c) Più ore di matematica
d) Scuole belle ed aperte, anche ai nonni
e) Scuola primaria e sport
f) Modernizzare le Università e creare una nuova leva di ricercatori
g) Cultura: il più importante investimento

8. IMPRESE PIÙ FORTI, PER COMPETERE MEGLIO
a) Nuove regole, per andare oltre il capitalismo "relazionale"
b) Basta col fondo perduto: tutto per la ricerca e l'innovazione
c) Contro la burocrazia: semplificare la vita a cittadini e imprese
d) Promuovere la buona agricoltura
e) Turismo: lo stato promuova l'Italia nel mondo
f) Più democrazia economica

9. CONCORRENZA PRODUCE CRESCITA
a) Una legge all'anno e autorità più forti
b) Servizi pubblici di qualità, a prezzi più bassi
c) Professionisti in Società
d) Valorizzare le Associazioni dei consumatori

10. SUD E MEDITERRANEO: puntare tutto sulle infrastrutture materiali
e immateriali e sul miglioramento della qualità dei servizi pubblici


11. LA DEMOCRAZIA GOVERNANTE
a) Valorizzare la sovranità popolare
b) Un quadro di contrappesi e pluralismo di poteri
c) Diritti e doveri più chiari, se le leggi sono poche e chiare
d) Contro le nomine clientelari
e) La risorsa degli italiani all'estero

12. OLTRE IL DUOPOLIO, LA TV DELL'ERA DIGITALE

Perché il PD ha perso 1

I risultati delle elezioni sono ormai noti. E non c'è da stupirsi più di tanto.
Dalle prime due pagine del programma, cioè dal preambolo, ho estratto queste "chicche". Ve le sottopongo in tutto il loro splendore!

"Il PD lavora per rilanciare il processo di integrazione politica dell’Europa e crede nell’Europa massima possibile, non in quella minima indispensabile, nell’Europa come risposta a chi crede che la globalizzazione sia ingovernabile."

"Per il PD, il Mediterraneo deve essere la porta sud dell’intera Unione Europea e non di una sua parte. Il Mediterraneo ha oggi le caratteristiche per diventare l’hub politico ed economico mondiale di questo secolo che collega Europa e Nord Africa, Caspio e area del Golfo, a sua volta porta per l’Asia, un hub per le merci e per l’energia ma anche per le migrazioni e il dialogo religioso. E’ il bacino in cui il nostro Paese ha un naturale interesse strategico e la sua stabilizzazione e valorizzazione deve essere la dote peculiare che porteremo all’intero continente e al mondo. L’Italia è forte e sicura quando esiste un circuito “euro-mediterraneo” di cui siamo parte e perno."

"L’Italia intende far proprio, nel quadro di una governance europea e mondiale, il tema centrale del “riscaldamento globale”, problema inedito e motore nuovo di un cambiamento tecnologico, economico e sociale, che inciderà sulla definizione dei futuri assetti del pianeta.
Il PD si prefigge l’obiettivo di far convergere su queste scelte le principali forze politiche del Paese, per approdare finalmente ad una idea condivisa di interesse nazionale italiano nelle scelte internazionali."

domenica 13 aprile 2008

Bibliografia sulla scrittura

Oggi Monica, una delle mie allieve, mi ha chiesto qualche indicazione bibliografica sulla scrittura. Inutile dire che questo mestiere lo si impara facendo più che studiando.
Qualche buona lettura sull'argomento, però, non può fare che bene. Queste sono quelle che considero indispensabili:
Calvino, Italo, Lezioni americane, Oscar Mondadori 1993
Carlini, Franco, Parola di carta e di web, Einaudi – Gli Struzzi – 2004
Carver, Raymond, Il mestiere di scrivere, Einaudi Tascabili Stile Libero 1997
Cerami, Vincenzo, Consigli per un giovane scrittore, Garzanti – Gli elefanti 2002
Crompton, Alistair, Il mestiere del copywriter, Lupetti 1997
De Mauro, Tullio, Guida all’uso delle parole, Editori Riuniti 2004
Della Valle V. Patota G., Il Salvastile, Sperling Paperback 1997
King, Stephen, On Writing, Sperling Paperback – Saggi – 2000
Lesina, Roberto, Il manuale di stile, Zanichelli 1986
Lepri, Sergio, Professione giornalista, Etas 2003
Lori, Alberto, Parlar chiaro, RAI Eri 2004
Lucchini, Alessandro (a cura di), La magia della scrittura, Sperling & Kupfer 2005
Lucchini, Alessandro, Business Writing, Sperling & Kupfer – Target – 2001
Pecchenino M., Bonalumi F., Scrivere e comunicare in azienda, Il Sole 24 Ore 2005
Rodari, Gianni, Grammatica della fantasia, Piccola Biblioteca Einaudi 1973
Testa, Annamaria, Farsi Capire, Rizzoli 2002
Testa, Annamaria, Le vie del senso, Carocci 2004
Testa, Annamaria, La parola immaginata, Pratiche Editrice 1992

venerdì 11 aprile 2008

Scienza, questa sconosciuta

Tra poco meno di un mese parteciperò ad un evento dell'Università di Catania in cui dovrò parlare della comunicazione della scienza.
Il tema non è nuovo, l'angolazione da cui guardarlo mi piacerebbe che lo fosse.
I pensieri volano, le parole rincorrono l'ineffabile complessità cercando di renderla semplice, accessibile, utile.
E' l'eterna sfida dei comunicatori, come me, che passano l'esistenza a sbrogliare matasse, a decodificare, a favorire incontri e relazioni.
In fondo il minimo comune denominatore è l'appartenenza al genere umano.
Forse conviene partire proprio da qui.

giovedì 10 aprile 2008

Il "nulla" elettorale

Ormai siamo agli sgoccioli. Tra qualche giorno si vota.
Ho seguito questa campagna elettorale solo di sfuggita. Mi pareva, e mi pare, mortalmente noiosa, e anche piuttosto sguaiata.
Il TG1 Economia di oggi ha detto che l'Italia è stata pesantemente declassata dall'Ocse su un sacco di cose. Insospettabili paesi, tra cui molti che definiamo arrogantemente del "terzo mondo", ci hanno surclassato.
E non mi meraviglierei se ci ridessero anche un po' dietro.
Chiedendomi cosa succederà ho cercato di capire cosa propongono coloro che si candidano a salvarci da questa rovina.
Partiamo dagli "slogan".
Veltroni dice "Non pensate a quale partito. Pensate a quale paese". Appunto: quale paese?
Berlusconi, di rimando, "La sinistra ha messo l'Italia in ginocchio. Rialzati Italia!". Dalla serie "i comunisti continuano a mangiare i bambini e tra poco si vengono a mangiare pure te!".
Di proposte nemmeno l'ombra.
Casini rincara con il suo "Forti della nostra identità": autoreferenzialità allo stato puro.
Surreale il proclama di Bossi "Più lontani da Roma, più vicini a te.". Non male per uno che si accinge, forse, a far parte del futuro governo, che, a quanto mi risulta, proprio a Roma si trova.
Il dato evidente, e che accomuna tutti, è l'impellente necessità di accreditamento, che spinge ciascun partito a comunicare se stesso piuttosto che le sue azioni.
Se penso che uno degli antichi assiomi dice che la comunicazione è comportamento, viene da domandarsi se i programmi contino ancora qualcosa.
E mentre discutiamo di tutto ciò, il Portorico, il Messico e altri paesi ci battono praticamente su tutto!

Yes, we can... cosa?

Nel mio pellegrinaggio alla ricerca di un barlume di proposta politica in questa campagna elettorale sono andata sui siti dei due principali partiti a cercare, almeno lì, tracce dei famigerati, quanto sconosciuti, programmi.
Partendo da un link su una pagina del Corriere della Sera ho cliccato sulle foto dei candidati, che mi hanno rimandato ai loro siti.
Quindi sono partita dal sito del Partito Democratico. Dopo un po' di scorribande qua e là sono finalmente riuscita a trovare il programma...e sono quasi svenuta!
Non volendo credere ai miei occhi, ho fatto il classico "copia e incolla" su un foglio word.
Prima mazzata: neanche un grassetto, un corsivo, niente di niente. A mala pena una riga bianca ogni tanto, giusto per non soffocare!
Seconda mazzata il conteggio parole: 15.090.
Allora ho definito un formato "standard": carattere verdana, corpo 11, allineamento a bandiera. Risultato: 35 PAGINE!!!!
La tentazione è stata quella di arrendermi subito. Poi ci ho ripensato: ottima palestra per un buon lavoro di scrittura.
Ciò che ho intenzione di fare, quindi, è: leggere il programma (!!!), applicare un po' di tecniche di scrittura efficace e vedere cosa salta fuori.
Credo mi ci vorrà qualche giorno, ma sono troppo curiosa di vedere come sarà "dopo la cura"!

sabato 5 aprile 2008

Dottori analfabeti

Il 6 febbraio Repubblica ha pubblicato i risultati dell'indagine internazionale sui laureati ALL Adult literacy and life skills [Letteratismo e abilità per la vita].
I nostri ne sono venuti fuori piuttosto malconci.
Pare che uno su cinque sia in difficoltà a leggere un manuale di istruzioni o a dirimere un'ambiguità lessicale. E che dire di quei 3.700 candidati su 4.000 che, a gennaio, nelle prove scritte del concorso in magistratura hanno scritto tanti di quegli strafalcioni da renderle "irricevibili"? "Per pudore vi risparmio le indicibili citazioni", commentò uno dei commissari d'esame, giudice di corte d'appello. Risultato: dei 380 posti disponibili 58 sono ancora scoperti.
E il professor De Mauro rincara la dose: "Non è una questione di stile: l'analfabetismo laureato può fare danni concreti. Il paziente che legge sulla sua prescrizione medica "una pillola per tre giorni", alla fine del terzo giorno avrà preso tre pillole o una sola? (..)
Per il futuro economico del nostro paese migliorare l'italiano degli imprenditori, dei professionisti, dei politici, è perfino più vitale e urgente che migliorare i salari dei dipendenti. E non lo prenda come un paradosso".

venerdì 4 aprile 2008

Scrivi bene e vivi meglio

Lavoro da vent'anni nella comunicazione, mi occupo di progettazione strategica, uffici stampa e da tre anni anche di scrittura professionale.
L'idea di aprire questo blog sulla scrittura nasce dalla constatazione che c'è bisogno di ribadire la grammatica, l'ortografia e la punteggiatura, oltre che dei testi, della vita e delle relazioni che siamo capaci o meno di stabilire o di distruggere.
Così tre anni fà mi sono imbarcata nell'avventura dell'insegnamento...
Già, perché quella della scrittura sembra una abilità acquisita, ma non lo è.
E dire che molte delle comunicazioni di lavoro avvengono per iscritto e che, proprio lì, le buone relazioni sono determinanti.
Professionisti con la cravatta giusta, la giacca giusta, la cartella giusta, neolaureati convinti di aver capito tutto, aspiranti giornalisti.... tutti indistintamente nel panico davanti a un testo senza punteggiatura, tutti sgomenti di fronte alla titanica prova di dover rimettere punti e virgole.
Quella che all'inizio era solo una sensazione è diventata una certezza. Poi, a valanga, le altre riflessioni.
Pensare che sia solo un problema di tecnica è decisamente riduttivo.
Dietro alla buona scrittura c'è ben altro! C'è la competenza, senza dubbio, ma anche l'attenzione, il rispetto, l'empatia, la cura, la capacità e la volontà di stabilire contatti, o di spezzarli.