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venerdì 25 aprile 2008

Scrivere per comunicare


Sembra un'ovvietà: è chiaro che si scrive per comunicare. Eppure ovvio non è, e nemmeno scontato.
Che si scriva non c'è dubbio. Che scrivendo si comunichi bene, invece, non è altrettanto "automatico", anzi.
La scrittura in ambito professionale dovrebbe assolvere alla funzione di trasferire messaggi e contenuti in modo efficace, cioè utile rispetto all'obiettivo da raggiungere.
E' radicalmente diversa dalla scrittura creativa, che privilegia l'espressione di sé, senza altre regole se non quelle della grammatica (!!!) e quelle che lo scrittore si autoprescrive.
Tuttavia è altrettanto vincolata all'intrattenimento, alla scorrevolezza, all'incisività, alla giustezza espressiva.
Come quadrare il cerchio, allora?
Partendo dalle basi, e cioè riflettendo su cosa voglia davvero dire "comunicare".
Comunicare non è trasferire informazioni: si comunica anche con il silenzio.
Comunicare non è convincere.
Comunicare non è accreditarsi.

Comunicare è stabilire, mantenere e coltivare relazioni.
Una relazione presuppone la presenza di almeno due persone, presuppone che tra loro avvenga uno scambio, che questo scambio le influenzi e ne modifichi il comportamento nel tempo.
Le relazioni sono dinamiche, mutevoli, in divenire e altrettanto deve esserlo la comunicazione, che ne è fondamento e mezzo espressivo.
Dove c'è relazione c'è comunicazione, insomma. E dove c'è buona comunicazione di solito ci sono anche buone relazioni.

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