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mercoledì 2 luglio 2008

Sei cappelli per scrivere


Sono più di vent'anni che Edward de Bono ha inventato la tecnica dei "Sei cappelli". Lui l'ha messa a punto per sviluppare il pensiero creativo e l'ha chiamata "pensiero laterale".
A ben guardare il pensiero laterale non è altro che la capacità di avere il maggior numero possibile di punti di vista su qualcosa per riuscire a guardarla a 360°.
Personalmente ho scoperto di essere, secondo la classificazione di de Bono, una "primaria pura", cioè una di quelle persone che segue il pensiero razionale per un po', poi se ne va per la tangente e arriva al risultato in un modo che agli altri sembra intuitivo o magico. Infatti alcuni dei miei amici più cari mi chiamano "strega"(nel qual caso piuttosto che di cappelli sarebbe più esatto parlare di "turbante").
E allora tanto vale confermare la fama e andarmene per la tangente anche stavolta!
Di seguito un po' di idee e di riflessioni (o intuizioni?) su come i sei cappelli possono essere utilizzati anche per il processo di scrittura.

Il cappello bianco
Un foglio di carta completamente bianco, cioè vuoto. E quindi neutro.
Il terrore di chiunque scriva. Aspetta di essere riempito.
Il cappello bianco ha a che fare con la raccolta di dati e informazioni.
Quali abbiamo?
Quali mancano?
Quali ci servirebbero?
Dove andarle a cercare?
Il cappello bianco è quello dell'obiettività: numeri, fonti sicure, niente opinioni, banditi i giudizi. Solo i fatti.

Il cappello rosso
Si intuisce: rosso come le emozioni, i sentimenti, le intuizioni, le sensazioni.
Il cappello rosso serve anche a "scrivere di getto", senza pensare, senza riflettere.
Lo abbiamo in testa ogni volta che ci viene un guizzo, che ci balena una frase, un titolo.
E allora è cruciale avere un pezzo di carta qualsiasi su cui appuntarlo, fosse pure la carta del pane.
I nostri testi, nella loro prima stesura, saranno probabilmente pieni di aggettivi. Sono loro quelli che connotano, descrivono, orientano la percezione.
Anche la punteggiatura in qualche modo ha la stessa funzione, ammesso che ci siamo ricordati di metterla!

Il cappello nero
E' quello del giudizio critico, della prudenza, della cautela.
Il simpatico "avvocato del diavolo" che ci sommerge di obiezioni, di "ma", di "perché". Quello che vuole una spiegazione per ogni parola e ci soffia continuamente nell'orecchio che "forse non si capisce".
E' un po' rompiscatole, anzi piuttosto molesto. Ma preziosissimo. Ci impedisce di fare errori gravi, ci mette continuamente alla prova per vedere se siamo capaci di fare di meglio. L'importante è che venga fuori "dopo" che abbiamo scritto. Se apparisse troppo presto potremmo decidere di mollare tutto e andare a farci un giro.

Il cappello giallo
E' quello dell'ottimismo e della visione logica e positiva delle cose.
Fatichiamo un po' a mettercelo. Più che altro dobbiamo deciderlo.
Non è incoscienza allo stato puro: la positività deve essere ben argomentata. Esattamente come le tesi che andiamo divulgando attraverso il nostro scritto.
Ha a che vedere con il come abbiamo organizzato la sequenza logica dei concetti, ma anche con la fluidità e la scorrevolezza.
Il cappello giallo è quello che ci serve indossare per controllare che il nostro testo sia coerente, e che le argomentazioni scivolino via senza intoppi.

Il cappello verde
E' il cappello delle idee nuove, della creazione, delle alternative.
Ci serve per trovare metafore, similitudini, paragoni, immagini. E' anche quello con cui possiamo chiederci se c'è un modo migliore, più diretto, più efficace per dire le stesse cose.
Con il cappello verde in testa possiamo farci tutte le domande che vogliamo:
si può dire in un altro modo?
quella parola si può sostituire?
ce n'è una migliore?
c'è un'immagine che può contribuire alla comprensibilità del testo?

Il cappello blu
E' la funzione del nostro pensiero che controlla il nostro pensiero.
E' il cappello della revisione finale e dell'attenzione critica.
E' il nostro editor che rilegge, riguarda, riformula, corregge, mette a posto.
Scopre anche, se ce ne sono, difetti e lacune logiche, decide e suggerisce quale cappello abbiamo bisogno di rimetterci in testa per fare un buon lavoro.
Se tutto funziona e abbiamo in testa il cappello blu... allora abbiamo davvero finito!

2 commenti:

Business Speak Ltd ha detto...

I don't need to translate this. What surprises me is that so few people know about this tool and the power it contains.
It should be promoted more so that people understand how to improve the effectiveness of meetings. About 2 years ago I introduced this process in a company's department. This department was located in 4 sites in 3 European countries. In a team building process, the department head organised his weekly telephone conference by using a combination of the Six Thinking Hats and questions (embedded in each hat). The result was that not only did the department increase its effectiveness, he also gained a profound understanding of the way people worked and why certain things were said. This was then used to find the strengths and weaknesses of people and led to a redistribution of work packages. The impact was tremendous.
Well done, Anna Maria, for getting this concept out for other to share.

Martin P. Ndong Eyebe ha detto...

Grazie per avermi fatto scoprire la tecnica dei sei capelli ed altro ancora di molto interessante che si legge nel suo Blog. Per un'autodidatta come me, è sempre importante scoprire un bog come il suo.