Pare che all'Università si siano accorti di immatricolare semianalfabeti.
E che per questo abbiano deciso di organizzare corsi di grammatica per le nuove leve.
Il fenomeno non mi è nuovo.
Per questo insegno scrittura nei Master postuniversitari, nelle scuole di specializzazione per professionisti, a tutti quelli che, insomma, per l'Università sono già passati.
Ho tratto qualche brano significativo dall'articolo che ho linkato:
Il problema è venuto alla luce negli ultimi anni perché i test di valutazione delle matricole, fatti prima dell’iscrizione al corso di laurea, generalmente sono pieni di errori. Inoltre nei primi 12 mesi un quinto delle matricole abbandona gli studi, tant’è che la percentuale di laureati da noi è tra le più basse dei paesi Ocse. Da brivido anche la percentuale dei fuori corso: 40,7%.
Tra gli errori più frequenti “un’altro” e “qual’é” che piacciono con l’apostrofo. Incerto l’uso tra “dà” e “da”. Il crollo arriva con “ad hoc”, che diventa “doc” o “d.o.c”. Le doppie e gli accordi di genere e numero sono un disastro, problemi anche nel coniugare i verbi. Confusione anche nel mettere le virgole, spesso a casaccio, separando vocaboli dai loro aggettivi e i verbi dai loro soggetti.
Nei test d’italiano alla Ca’ Foscari di Venezia l’anno scorso è stato bocciato il 44% degli iscritti. Alle domande del test di area logico-linguistica oltre il 25% delle risposte era sbagliato. Alla richiesta di coniugare il verbo cuocere al passato remoto molti hanno scritto: “Io cucinai”. Come ha reagito il prestigioso ateneo veneziano? Organizzando il “Sis”, il “Servizio di italiano scritto”.
Confrontando l’Italia con i Paesi esteri si nota che siamo il fanalino di coda: «Nella fascia di età 25-34 anni abbiamo solo 15 laureati contro i 38 della Francia e i 31 del Regno Unito», lo rileva il Consorzio Almalaurea, formato da 40 università italiane.Bene. Siamo a posto.
Tra qualche anno potrò tornare a fare la stratega di comunicazione a tempo pieno!