A tutti noi è capitato di pensare ai fatti nostri mentre qualcuno ci parla, o, al contrario, di non riuscire ad interrompere la lettura di un libro o l’ascolto di un oratore.
Gli stili di conversazione sono tanti e diversissimi, come le persone. Ciascuno ha un modo suo. Per questo non ci sono regole precise, se non quella di scrivere pensando di parlare.
Ci sono tuttavia dei piccoli trucchi per rendere più accattivante la nostra scrittura.
Ascoltiamoci quando parliamo.
Non possiamo scrivere come parliamo senza conoscere “l’effetto che fa”. Il che vuol dire “avere orecchio”, fare attenzione a come si introduce una conversazione, come la si sviluppa, quali parole usiamo più spesso, se usiamo espressioni dialettali o scorrette.
Ascoltiamo gli altri parlare.
È utile acquisire informazioni ascoltando gli interventi degli altri. E le loro storie, per arricchire il nostro bagaglio di esperienze e di modi di raccontarle.
Pensiamo al nostro lettore immaginario.
Tutti coloro che scrivono per mestiere hanno un lettore immaginario in testa. Qualcuno a cui si rivolgono, con cui stanno parlando, per cui stanno scrivendo. Se ne sta lì, dietro alla pagina, vede i nostri testi prendere forma e li legge mentre li scriviamo. Che faccia ha? E’ perplesso? Sorride?
Parliamo in prima persona, singolare o plurale che sia.
“Io” o “noi” avvicina, accomuna, accorcia le distanze. “L’azienda”, “gli azionisti” sono altro, distanti e distaccati.
Peggio di tutto l’impersonale: "si dovrebbe", “si farà”. Chissà perché sa di fregatura!
Ascoltiamoci mentre scriviamo.
Usiamo l’orecchio della nostra mente per sentire il suono delle nostre parole. Molti scrittori dicono di sentire molte voci nella loro testa. Su questo preferisco non esprimermi. Posso solo dire che io preferisco sentirne una sola, o almeno una per volta!
Eliminiamo e le formalità.
Spazziamo via tutte quelle parole che “resuscitano” quando scriviamo ma che non ci verrebbe mai in mente di dire se stiamo parlando a qualcuno. “Al fine di”, “nel momento in cui”, “non appena”, “bensì”, “in quanto”. L’odore di naftalina e di stantìo si sente da lontano un chilometro!
Occhio a non eccedere: informale non significa volgare.
Attenzione alle cadute di stile. Niente dialetti, niente parolacce. Emoticon quanto basta ma senza esagerare e sempre che la circostanza lo consenta. In una mail tra colleghi può anche avere un senso, in quella al capo direi di no.
Rileggiamo ad alta voce.
Ci aiuta a concentrarci, a sentire se quello che abbiamo scritto scivola senza intoppi. Ad alta voce i passaggi difficili si sentono subito, così come i periodi troppo lunghi. Si rischia di soffocare prima di arrivare al punto.
Evitiamo gli spinaci tra i denti.
Refusi, punteggiatura sbagliata, preposizioni non proprio azzeccate. Rischiamo di rovinare tutto… e proprio sul più bello!
lunedì 30 giugno 2008
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento